mercoledì 23 febbraio 2011

La Libia dei giovani e la fine di Gheddafi

Anche per la Libia è arrivato il momento. Siamo a Tobruk ed "in piazza adesso sventola alto il tricolore con la mezzaluna "dell'indipendenza" al posto del vessillo verde introdotto da Gheddafi nel '52 come simbolo della "rivoluzione popolare". Verde come il Libro pubblicato dal tiranno nel 1975 per regolare la Jamahiriyyia, l'immaginario Stato delle masse. È lo stesso che, scolpito in copie di dimensioni monumentali, punteggia il Paese e infatti là fuori i giovani ora stanno demolendoneuno a colpi di piccone. "Ecco la giusta fine di quel libro assurdo", si sgolano i ragazzi. I tonfi del cemento che rotola a terra fanno da sordo controcanto alle raffiche di mitra che riempiono il cielo di Tobruk, sparate per festeggiare "la liberazione". " (Da La Repubblica)

Una nuova ribellione attraversa quindi l'Africa, ed un'altra icona del potere assoluto, di un governo fondato sul fucile e sulle idiosincrasie del leader, sta crollando.
Il "re dei re d'Africa" è oggi sotto la scure del giovane popolo libico che sta pagando sulla propria pelle, ed in massa, il bisogno impellente di libertà e giustizia. Il potente e pre-protente Gheddafi, nutrito da una cultura di morte, continua a scagliarsi contro la vita del "suo" popolo ma le sue ore sono contate. Il tempo della trasformazione è giunto, la società è pronta e non lascia nulla dietro di sè oltre alla memoria delle singole vite che sono state umiliate, per troppo tempo, dall'ideologia.
In tutto ciò, mi torna in mente la visita di Gheddafi in Italia lo scorso anno, con le sue amazzoni e il teatrino annesso. Ricordi che lasciano soltanto l'amaro in bocca.
Credo che il bisogno di rinnovamento sia oramai diffuso, non soltanto in terra d'Africa.

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