mercoledì 2 febbraio 2011

Uomini e donne: uguali in Amore


Per la scienza arriva sempre il momento di buttare il vecchio e fare entrare il nuovo, anche quando il nuovo porta con sè il ribaltamento di credenze e ordini ritenuti inossidabili. Come si sa, il Nuovo richiede la de-costruzione del già dato per dare spazio a possibilità inedite di espressione.

Nel caso delle attribuzioni di genere (maschile e femminile), un recentissimo studio realizzato all'University College e pubblicato si PloS One refuta la tesi, data per scontata e ribadita da John Gray nel suo best seller, secondo la quale gli uomini sarebbero Marziani e le donne Venusiane. La realtà è che il cervello dei due sessi segue le stesse dinamiche e ciò è particolarmente visibile durante l'innamoramento. Le risposte alle sensazioni d'amore sono le stesse e le incomprensioni di coppia non hanno nulla a che fare con i neuroni e la biologia. La dopamina, neurotrasmettitore dei circuiti della ricompensa, attiva un senso di appagamento comune per uomini e donne.
Le differenze, chiaramente visibili nelle relazioni sociali, non dipendono quindi dalle strutture cerebrali ma da "condizonamenti di genere, culturali e sociali, appresi nell'arco della vita". Per l'antropologo Alessandro Bertirotti  "il dato più interessante della ricerca è comunque quello di aver scoperto la disfunzionalità della parte della corteccia cerebrale dedicata alla formazione del giudizio critico, e questo in entrambi i generi, sia per gli eterosessuali che per gli omosessuali". La natura avrebbe quindi predisposto l'assenza di criticità mentale di fronte all'Amore, rendendo probabile l'innamoramento (La Repubblica). 

Tutto ciò non ci sorprende, almeno non sorprende chi sa molto bene che i significati che attribuiamo al mondo sono simbolici, quindi culturali, e che la cultura costituisce la caratteristica umana, diciamo la sua "specificità", grazie alla quale l'Uomo ha potuto sopravvivere benché privato di "naturali" attributi specialistici (artigli, ecc.).
Per rispondere all'esigenza primaria di sopravvivenza, la specie umana ha quindi costruito comunità comunicanti e società sempre più complesse con relative semantiche ricche di significati simbolici che hanno orientato e facilitato il coordinamento tra gli individui.
Nella crisi odierna pare però che il simbolico sia diventato talmente trascendente rispetto alle cose a cui si riferisce da costituire sempre meno la specializzazione umana necessaria per la Vita. Il rimando alle archeologie culturali non aiuta, ed è proprio su questa condizione del moderno che occorre interrogarsi per riflettere anche sulla cultura di genere, considerando la possibilità che le differenze, oltre ad essere inesistenti sul piano della Natura, siano oramai disfunzionali alle singole vite, al punto da innescare sempre più dia-boliche (separazioni) vitali (riferite alla conservazione della vita) oltre che dia-boliche culturali.

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