sabato 23 aprile 2011

Siria: la rivolta e i social network

La settimana scorsa almeno cinquantamila persone erano confluite nella capitale della Siria, proprio all'indomani dell'annuncio di un nuovo governo e della liberazione dei cittadini arrestati (una centinaia) durante le precedenti contestazioni. Di oggi la notizia rilasciata dall'organizzazione di difesa dei diritti umani, Human Rights Watch (HRW), sull'utilizzo della  tortura nei confronti dei manifestanti poi rilasciati, visti gli inequivocabili segni lasciati sui loro corpi. Il ricorso alla violenza non riesce però a fermare l'onda di protesta tra la gente di Siria che anzichè retrocedere torna a manifestare.
Sono soprattutto gli attivisti che utilizzano i social network ad informare e portare il conto del martirio:

"Per Malath Aumran, attivista di spicco per i diritti umani in Siria, sarebbero 45 i manifestanti siriani
uccisi oggi in varie città del Paese. Lo scrive sulla sua pagina di Twitter. "Abbiamo i nomi dei martiri. La loro morte è confermata", dice Aumran, che cita testimoni oculari. Secondo le testimonianze di altri attivisti sempre su Twitter, solo questa mattina otto manifestanti sono stati uccisi nel villaggio di Azraa, vicino Daraa nel sud del Paese, due a Duma a nord di Damasco e uno a Homs, terza città siriana anch'essa a nord della capitale. Wissam Tarif, scrive sul social network che un dimostrante è morto a Homs, a nord della capitale e altri sei sono rimasti feriti. Un altro attivista, Malath Aumran parla di sei giovani manifestanti uccisi a Azraa, località nei pressi di Daraa, nel sud della Siria al confine con la Giordania. Gli scontri, secondo al Jazeera, sono ancora in corso. Ci sono anche una bambina di quattro anni e uno di 11 tra le persone uccise oggi. La piccola è stata colpita alla testa da un cecchino in un quartiere periferico di Damasco. Lo afferma l'attivista Suhayr Atassi, riportando una notizia già apparsa su altri siti di monitoraggio tra cui Rassd. Testimoni oculari hanno riferito della presenza sui tetti di alcuni edifici di sobborghi della capitale di non meglio precisati cecchini, come era già avvenuto a Latakia, porto a nord-ovest di Damasco, alla fine di marzo scorso. "
Fonte: La Repubblica





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