martedì 5 luglio 2011

Scienza e Adolescenza


Insomma, la Neurologia suggerisce agli adolescenti di "fermarsi a pensare un minuto prima di agire, focalizzandosi sulle possibili conseguenze del proprio comportamento". La Psichiatria consiglia di imparare a gestire le emozioni,  il che sembrerebbe significare: fermarsi un attimo prima di agire o chiedere alle emozioni di lasciare il campo alle funzoni cognitive e razionali, nel caso di azioni che riguardino l'impegno scolastico (o altro). Richieste difficili da realizzare, dato che vengono rivolte alle emozioni stesse. Inoltre, se prese alla lettera, le asserzioni scientifiche potrebbero essere applicate con facilità anche agli adulti, viste le diffuse testimonianze dei nostri giorni. Nè mi sembra soddisfacente la tesi - comune tra gli addetti ai lavori - che gli adulti di oggi sono come adolescenti.
Tralascinado i contenuti teorici - non da tutti condivisibili -  che vedono l'emozionale e il cognitivo come perennemente in guerra, finchè il secondo prende il sopravvento lasciando al rivale soltanto alcuni spazi rigorosamente monitorati, mi chiedo quale sia veramente il problema da affrontare e in che termini lo si voglia fare. 
Ci preoccupiamo della demotivazione scolastica, ultimamente definita anche "fobia scolastica"? Dell'aggressività? Della ribellione alle norme sociali? 
E come pensiamo di affrontare la questione? Mediante corsi di formazione sulla gestione emozionale? Mediante psicoterapia? 
E quale dovrebbe essere il "target"? Gli adolescenti in condizione di stress oppure tutti gli adolescenti?
Senza entrare in questioni sociologiche inerenti le forme di comunicazione tra adulti e adolescenti, credo che comunque una maggiore chiarezza debba essere fatta. Di certo non sarebbe nocivo, neanche per gli stessi adulti, avvicinarsi "sensibilmente" agli adolescenti, dare loro parola (Logos), riportando in Luce anche le proprie istanze emotive, oltre che quelle cognitive e normative, ricordandosi che il Figlio non deriva (oramai più) dal Padre, essendo autenticamente Altro, benchè a lui connesso. 

Nessun commento: