mercoledì 16 marzo 2011

La vergogna degli ospedali psichiatrici

Il titolo del post corrisponde a quello dell'articolo di oggi su La Repubblica. Siamo sbalorditi oppure non c'è nulla di nuovo in questa ennesima constatazione che molte cose non sono cambiate?
 La malattia psichiatrica risulta ancora la vergogna di una umanità che si abbarbica sui binari della "normalità" umiliando la vita e nei modi peggiori.
L'articolo porta alla conclusione che molti opg (ospedali psichiatrici giudiziari) debbano essere chiusi.
Non ci interessa sapere se la motivazione principale dell'inchiesta sia stata quella di razionalizzare le risorse economiche. Ciò che oggi importa è sapere che le misure di riabilitazione di cui si fanno promotori i responsabili degli opg, sono oltre che inutili anche dannose. Vi è poi una responsabilità precisa che deve essere riconosciuta e penalizzata: da ricordare che il rinnovo giudiziario della permanenza in tali luoghi è sempre deciso anche a fronte della valutazione dei tecnici (medici e operatori sociosanitari) che relazionano ai tribunali.

Da La Repubblica:
"Le lenzuola sporche, i muri scrostati dall'umidità, la muffa, i materassi accatastati, gli uomini, soprattutto, lasciati senza cure e costretti in condizioni disumane. Sono i fotogrammi della realtà dimenticata che si cela oltre i cancelli degli ospedali psichiatrici giudiziari (opg) italiani, i luoghi in cui gli internati sono condannati a scontare una sorta di ergastolo bianco. Qui la malattia mentale è ancora uno stigma, una ferita da nascondere alla società. Eppure, oltre agli autori di crimini efferati, negli Opg italiani c'è anche chi è finito dentro 25 anni fa per essersi travestito da donna e aver spaventato i bambini di una scuola"

"A fare il punto sulla situazione in cui versano gli Opg è la Commissione d'inchiesta del Senato sull'efficacia ed efficienza del Servizio sanitario nazionale, presieduta da Ignazio Marino, che ha presentato oggi un documentario che racconta la vita dietro le sbarre. Dall'indagine condotta sugli ospedali di Barcellona Pozzo di Gotto (Me), Aversa (Ce), Napoli, Montelupo Fiorentino (Fi), Reggio Emilia
e Castiglione delle Stiviere, emerge un quadro chiaro: in queste strutture che avrebbero dovuto sostituire i manicomi criminali, in realtà, le cose non sono cambiate di molto"

"Il problema è che quando si entra si rischia di non uscire più. Secondo i dati della Commissione, su 376 internati dichiarati 'dimissibili', per ora solo 65 sono stati effettivamente rilasciati, mentre per altri 115 è stata prevista una proroga della pena. Di questi ultimi, solo cinque sono ancora internati perché ritenuti socialmente pericolosi, tutti gli altri non sono stati liberati perché non hanno un progetto terapeutico, non hanno una famiglia che li accolga o una Asl che li possa assista. E' come se fossero rifiutati dai "loro" territori perché mancano le risorse e, secondo la Commissione, è rimasto sulla carta l'impegno del governo di stanziare 10 milioni di euro (5 dal ministero della Salute e 5 dalla Giustizia) per agevolare l'assistenza e garantire le cure a chi può uscire e tornare alla vita"

"Le immagini scattate dai commissari e il documentario girato nel corso dell'inchiesta raccontano una realtà in cui non c'è rispetto per l'identità della persona, dove non viene garantito il diritto all'igiene e persino alle terapie. Le medicine non curano ma 'contengono', i medici, in ciascuna struttura, sono presenti solo quattro ore a settimana e devono prendersi cura anche di 300 persone. Sono gli internati stessi a raccontare il degrado o l'umiliazione di chi, ad esempio, è costretto a infilare le bottiglie d'acqua nel buco dei bagni alla turca - come è stato racocntato all'ospedale di Aversa - per farle rinfrescare d'estate o per impedire la risalita dei topi".

"E poi stanze da quattro che ospitano nove internati su letti a castello (proibiti in un ospedale) e uno spazio disponibile di tre metri quadrati a "malato", in netta violazione di quanto sancito dalla Commissione europea per la prevenzione della tortura".

"Raccogliere i primi dati non è stato per niente semplice - spiega il presidente della Commissione d'inchiesta, Ignazio Marino - : reticenze, diffidenze, inesattezze hanno scandito le prime settimane di lavoro soprattutto negli Opg più degradati. Ci sono, tuttavia, realtà come quella di Reggio Emilia dove gran parte dei dimissibili hanno già lasciato la struttura. Speravamo di poter fare molto e al più presto, ma abbiamo bisogno di collaborazione delle realtà sanitarie locali. Anche i territori devono acquistare consapevolezza riguardo ai diritti di queste persone: non dobbiamo tollerare degrado e condizioni di vita incompatibili con il più elementare rispetto della dignità e lesivi dei principi della nostra Costituzione".

"La Commissione vorrebbe chiudere almeno tre ospedali su sei e, comunque, arrivare all'individuazione di nuove strutture a custodia 'attenuata' da destinare al trattamento sanitario degli ospiti. Bisogna intervenire su queste realtà, ribadisce la Commissione, anche alla luce degli ultimi fatti di cronaca che hanno coinvolto l'Opg di Montelupo Fiorentino, dove un internato è morto per aver inalato del gas, ed Aversa, dove due agenti della polizia penitenziaria sono state poste agli arresti con l'accusa di aver abusato di un internato transessuale"
"Gli ospedali psichiatrici giudiziari - afferma il senatore Michele Saccomanno, relatore di maggioranza dell'inchiesta sulla salute mentale - devono essere superati. Non possiamo più ignorare, di fronte agli ultimi fatti di cronaca e alle risultanze dell'indagine effettuata dalla Commissione d'inchiesta, le condizioni disumane e di degrado in cui vivono questi cittadini. Gli internati sono persone malate e come tali vanno curate e recuperate nel pieno rispetto della dignità umana e dei diritti costituzionalmente garantiti. Lo sforzo economico a sostegno della riabilitazione e della presa in carico di questi cittadini da parte della sanità regionale non solo è possibile, ma rappresenta un impegno concreto preso da Governo e Parlamento per cancellare questa vergogna"
http://tv.repubblica.it/home_page.php?playmode=player&cont_id=64218&ref=HREC1-12

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