Parole che viaggiano nell'attualità come nuvole, radicate nel sentire della Terra che anima la rete della vita
domenica 24 luglio 2011
L'Acqua pervade l'intero Universo
Un gruppo di astronomi del Jet propulsion laboratory (Jpl) della Nasa e del californian Institute of Technology (Caltech) ha scoperto l'esistenza di un un concentrato di vapore acqueo che circonda un quasar, ossia un oggetto cosmico molto primitivo e simile a un stella, e che contiene una quantità di acqua pari a 140 milioni di miliardi quella che si trova negli oceani del nostro pianeta. Si trova a 12 miliardi di anni luce dalla Terra, ed è la più distante mai osservata.
"L'ambiente che circonda questo quasar è davvero unico per l'enorme quantità d'acqua che produce", ha sottolineato Matt Bradford, del Jpl. "E' un'ulteriore dimostrazione - ha aggiunto - di come l'acqua pervada l'intero universo e di come sia stata presente anche nelle fasi iniziali della sua formazione".
Secondo gli scienziati che hanno fatto la scoperta, l'immensa quantità di vapore acqueo, che si estende per oltre cinque milioni di miliardi di chilometri intorno al quasar, è generata dai gas caldissimi prodotti dal quasar stesso.
Fonte: La Repubblica
Etichette:
Fatti DI TUTTI
Spiragli di luce: L'Università di Nazareth
In terra israeliana, un ateneo arabo, il Nazareth Academic Institue (Nai), apre a studenti di qualsiasi etnia e credo religioso. L'Ateneo è stato voluto da una donna, israeliana ebrea, di 39 anni (Shany Payes) che ha conseguito ad Oxford il dottorato in Middle East Politics, dove si è specailizzata in Peace Studies. Shany Payers guida il dipartimento "Peace Studies" che costituisce la materia centrale per l'ottenimento di qualsiasi laurea presso il Nai.
Il progetto, sostenuto dalla città di Nazareth e dal sindaco Ramez Jarayisi, è aperto alle esigenze di tutte le fedi, tant'è che il venerdì, giorno sacro per i musulmani, il sabato, shabbat per gli ebrei, e la domenica, il giorno del riposo per i cristiani, tutte le attività sono sospese.
Fonte: La Repubblica
Etichette:
Fatti d'Africa
martedì 5 luglio 2011
Little Gity Garden
Siamo a San Francisco e il consiglio comunale ha di recente approvato un'ordinanza che permette a chi produce nel giardino di casa di vendere i propri ortaggi a chiunque: ai vicini, ai mercatini, ai ristoranti, ai bar. Il sindaco asiatico-americano della città definisce tale decisione una "splendida occasione per incrementare la produzione alimentare cittadina, per stabilire un precedente che può servire da esempio ad altre realtà urbane e per recuperare una preziosa porzione dei terreni cittadini che giacciono abbandonati", sostenendo, altresì, che "bisogna liberare quei lotti e sottrarli alle spinte speculative".
Pare che sia la prima volta che negli Stati Uniti una città permette ai suoi abitanti di coltivare e vendere dal giardino di casa propria e per Mary Purpura, dell'Urban Ecologist di The Potrero View, uno dei principali giornali di quartiere della città: "non è solo una rivoluzione economica ma è anche un grande cambiamento del costume e potenzialmente dei flussi commerciali, che rifocalizza il consumo alimentare sulle produzioni regionali".Inziative di questo tipo sono in via di approvazione non solo a Berkeley, Oakland, San José e Santa Cruz - città tutte limitrofe a San Francisco - ma anche in comuni come Detroit, che oltre ad essere finiti in bancarotta adesso devono fare i conti con una popolazione che si impoverisce gradualmente e con interi quartieri abbandonati al disfacimento urbano.
"L'abolizione di regole antiquate permetterà ai coltivatori urbani di reintrodurre una tradizione semplice e vetusta alla quale le nostre città hanno rinunciato solo di recente", assicura Caitlyn Galloway, animatrice dei Little City Gardens, il community garden di San Francisco dal quale è partita l'idea.
Etichette:
Contagio ecologista
Scienza e Adolescenza
Pare che la condizione degli adolescenti susciti ancora interesse per la ricerca scientifica. In particolare, lo studio della neurologa Adriana Galvan dell'università della California, pubblicato su ScienceNazion ha dimostrato che il cervello degli adolescenti è ipersensibile e sopporta lo stress molto meno degli adulti. Gli adolescenti sono irascibili, romantici, in preda delle emozioni che sono esplosive e trattano gli eventi come fossero questioni di vita o di morte.
La neurologa parla di "intasamento neuronale" dovuto a un'eccessiva attivazione dei meccanismi della ricompensa, che entrano in funzione a livello cerebrale ogni volta che un essere umano deve prendere una decisione. La scansione mediante risonanza magnetica funzionale del cervello ha mostrato che per un adolescente, in condizoni di stress, "prendere decisioni diventa quasi impossibile" e si finisce per agire in maniera avventata. Anche la dottoressa Adelia Lucattini, psichiatra e psicoanalista SPI-IPA e presidente della SIPSIeS, Società Internazionale di Psichiatria Integrativa e Salutogenesi di Roma, spiega che gli adolescenti hanno prima di tutto bisogno di scoprire cosa accade intorno a loro e di farne esperienza, per poi riuscire solo in un secondo momento a comprenderla e utilizzarla, ma questo continuo confronto con l'esterno genera turbamento, irrequietezza e insicurezza. "In ogni individuo per avere un funzionamento mentale armonico ed equilibrato, è importante che non ci siano grandi influenze emotive. Le emozioni non gestite o non gestibili determinano un'interferenza con le funzioni cognitive, razionali, ovvero con la capacità di pensare, con l'attenzione e la concentrazione. Da qui, spesso, le difficoltà scolastiche, spesso erroneamente scambiate per mancanza di voglia o scarso amore per lo studio".
Fonte: La Repubblica
La neurologa parla di "intasamento neuronale" dovuto a un'eccessiva attivazione dei meccanismi della ricompensa, che entrano in funzione a livello cerebrale ogni volta che un essere umano deve prendere una decisione. La scansione mediante risonanza magnetica funzionale del cervello ha mostrato che per un adolescente, in condizoni di stress, "prendere decisioni diventa quasi impossibile" e si finisce per agire in maniera avventata. Anche la dottoressa Adelia Lucattini, psichiatra e psicoanalista SPI-IPA e presidente della SIPSIeS, Società Internazionale di Psichiatria Integrativa e Salutogenesi di Roma, spiega che gli adolescenti hanno prima di tutto bisogno di scoprire cosa accade intorno a loro e di farne esperienza, per poi riuscire solo in un secondo momento a comprenderla e utilizzarla, ma questo continuo confronto con l'esterno genera turbamento, irrequietezza e insicurezza. "In ogni individuo per avere un funzionamento mentale armonico ed equilibrato, è importante che non ci siano grandi influenze emotive. Le emozioni non gestite o non gestibili determinano un'interferenza con le funzioni cognitive, razionali, ovvero con la capacità di pensare, con l'attenzione e la concentrazione. Da qui, spesso, le difficoltà scolastiche, spesso erroneamente scambiate per mancanza di voglia o scarso amore per lo studio".
Fonte: La Repubblica
Insomma, la Neurologia suggerisce agli adolescenti di "fermarsi a pensare un minuto prima di agire, focalizzandosi sulle possibili conseguenze del proprio comportamento". La Psichiatria consiglia di imparare a gestire le emozioni, il che sembrerebbe significare: fermarsi un attimo prima di agire o chiedere alle emozioni di lasciare il campo alle funzoni cognitive e razionali, nel caso di azioni che riguardino l'impegno scolastico (o altro). Richieste difficili da realizzare, dato che vengono rivolte alle emozioni stesse. Inoltre, se prese alla lettera, le asserzioni scientifiche potrebbero essere applicate con facilità anche agli adulti, viste le diffuse testimonianze dei nostri giorni. Nè mi sembra soddisfacente la tesi - comune tra gli addetti ai lavori - che gli adulti di oggi sono come adolescenti.
Tralascinado i contenuti teorici - non da tutti condivisibili - che vedono l'emozionale e il cognitivo come perennemente in guerra, finchè il secondo prende il sopravvento lasciando al rivale soltanto alcuni spazi rigorosamente monitorati, mi chiedo quale sia veramente il problema da affrontare e in che termini lo si voglia fare.
Ci preoccupiamo della demotivazione scolastica, ultimamente definita anche "fobia scolastica"? Dell'aggressività? Della ribellione alle norme sociali?
E come pensiamo di affrontare la questione? Mediante corsi di formazione sulla gestione emozionale? Mediante psicoterapia?
E quale dovrebbe essere il "target"? Gli adolescenti in condizione di stress oppure tutti gli adolescenti?
Senza entrare in questioni sociologiche inerenti le forme di comunicazione tra adulti e adolescenti, credo che comunque una maggiore chiarezza debba essere fatta. Di certo non sarebbe nocivo, neanche per gli stessi adulti, avvicinarsi "sensibilmente" agli adolescenti, dare loro parola (Logos), riportando in Luce anche le proprie istanze emotive, oltre che quelle cognitive e normative, ricordandosi che il Figlio non deriva (oramai più) dal Padre, essendo autenticamente Altro, benchè a lui connesso.
Etichette:
Adolescenti
Iscriviti a:
Post (Atom)