lunedì 28 dicembre 2009

Scalfari e il partito dell'amore


Incaponito sulla formulazione di domande, Eugenio Scalfari intitola l'articolo di oggi su La Repubblica: "Qualche domanda sul partito dell'amore". Tuttavia, di domande ve ne sono soltanto due e derivano dalle seguenti considerazioni: "il partito dell'amore propugna un sentimento che merita di essere incoraggiato"; "il Papa è per definizione il capo del partito dell'amore e quindi non ha bisogno di fondarlo perché ci pensò Gesù di Nazareth duemila anni fa"; "il compito di Berlusconi è dunque molto più arduo, ma proprio per questo ancor più affascinante". Alla luce di ciò, Scalfari si chiede se il partito dell'amore propugnato da Berlusconi non mascheri un tentativo di stupro e se lo stesso riuscirà a diventare capo di un siffatto partito. L'opinionista riconduce così l'amore ad un partito e vede Gesù di Nazareth come il fondatore, rendendosi però affascinato dalla possibilità che Berlusconi possa riuscire nella stessa impresa.
Insomma, il nostro Scalfari, ben posizionato alla sua scrivania e ai suoi anni, continua a gratificarsi di battute, non rendendosi conto che la questione in ballo richiede un'analisi concettuale di ben altra portata, oltre che una sensibilità superiore alla solita "ironia intellettuale di sinistra". Scrivere come lui scrive non mi pare che aiuti l'elettorato a fare chiarezza per comprendere la gravità della situazione politica italiana, svilendo anche il significato dell'amore che mostra di non conoscere, anche con riferimento a Gesù di Nazareth.
Scalfari crea confusione e fa anche pensare: non sarà che l'inciucio l'abbia fatto proprio lui, passando al partito del Papa?

venerdì 25 dicembre 2009

Le radici pagane del Natale


di Elena Savino (Yubal editore)

Del sole


Per inspiegabile che sembri, la data di nascita di Cristo non è nota. I vangeli non ne indicano né il giorno né l’anno […] fu assegnata la data del solstizio d’inverno perché in quel giorno in cui il sole comincia il suo ritorno nei cieli boreali, i pagani che adoravano Mitra celebravano il Dies Natalis Solis Invicti (giorno della nascita del Sole invincibile).
- Nuova enciclopedia cattolica dell’Ordine Francescano (1941) -

Nel corso della ricerca di informazioni e documenti riguardanti le origini pagane del Natale, quello che stupisce è che la data del 25 dicembre, prima di diventare celebre come “compleanno di Gesù”, sia stata giorno di festa per i popoli di culture e religioni molto distanti tra loro, nel tempo e nello spazio.
Le origini di questi antichi culti vanno ricercate in ciò che è “principio” della vita sulla terra e che “dal principio” è stato oggetto di culto e di venerazione: il sole.
Agli albori dell’umanità, esisteva un ricco calendario di feste annuali e stagionali e di riti di propiziazione e rinnovamento.
I popoli nel periodo primitivo della loro esistenza erano intimamente legati al “ciclo della natura” poiché da questo dipendeva la loro stessa sopravvivenza. Al tempo, la vita naturale appariva indecifrabile, incombente, potente espressione di forze da accattivarsi; era un mondo magico. L’uomo antico si sentiva parte di quella natura, ma in posizione di debolezza. Per questo, attraverso il rito, cercava di “fare amicizia” con questa o quella forza insita in essa.
Al centro di questo ciclo c’era l’astro che scandiva il ritmo della giornata, la “stella del mattino” che determinava i ritmi della fruttificazione e che condizionava tutta la vita dell’uomo. Per quest’ultimo, temere che il sole non sorgesse più, vederlo perdere forza d’inverno riducendo sempre più il suo corso nel cielo, era un’esperienza tragica che minacciava la sua stessa vita. Perciò, doveva essere esorcizzata con riti che avessero lo scopo di evitare che il sole non si innalzasse più o di aiutarlo nel momento di minor forza.
È proprio partendo da questa considerazione che possiamo individuare le origini dei rituali e delle feste collegate al solstizio d’inverno.
Durante queste feste venivano accesi dei fuochi (usanza che si ritrova nella tradizione natalizia di bruciare il ceppo nel camino la notte della vigilia) che, con il loro calore e la loro luce, avevano la funzione di ridare forza al sole indebolito.
Spesso questi rituali avevano a che fare con la fertilità ed erano quindi legati alla riproduzione. Da qui l’usanza, nelle antiche celebrazioni, di danze e cerimoniali propiziatori dell’abbondanza e in alcuni casi, come negli antichi riti celtici e germanici, ma anche romani e greci, di accoppiamento durante le feste.

Del solstizio d’inverno


Il termine solstizio viene dal latino solstitium, che significa letteralmente “sole fermo” (da sol, “sole”, e sistere, “stare fermo”).
Se ci troviamo nell’emisfero nord della terra, nei giorni che vanno dal 22 al 24 dicembre possiamo infatti osservare come il sole sembra fermarsi in cielo, fenomeno tanto più evidente quanto più ci si avvicina all’equatore. In termini astronomici, in quel periodo il sole inverte il proprio moto nel senso della “declinazione”, cioè raggiunge il punto di massima distanza dal piano equatoriale. Il buio della notte raggiunge la massima estensione e la luce del giorno la minima. Si verificano cioè la notte più lunga e il giorno più corto dell’anno.
Subito dopo il solstizio, la luce del giorno torna gradatamente ad aumentare e il buio della notte a ridursi fino al solstizio d’estate, in giugno, quando avremo il giorno più lungo dell’anno e la notte più corta. Il giorno del solstizio cade generalmente il 21, ma per l’inversione apparente del moto solare diventa visibile il terzo/quarto giorno successivo. Il sole, quindi, nel solstizio d’inverno giunge nella sua fase più debole quanto a luce e calore, pare precipitare nell’oscurità, ma poi ritorna vitale e “invincibile” sulle stesse tenebre. E proprio il 25 dicembre sembra rinascere, ha cioè un nuovo “Natale”.
Questa interpretazione “astronomica” può spiegare perché il 25 dicembre sia una data celebrativa presente in culture e paesi così distanti tra loro. Tutto parte da una osservazione attenta del comportamento dei pianeti e del sole, e gli antichi, pare strano, conoscevano bene gli strumenti che permettevano loro di osservare e descrivere movimenti e comportamenti degli astri.
Per fare un esempio, a Maeshowe (Orkneys, Scozia) si erge un tumulo datato (con il metodo del carbone radioattivo) 2750 a.C. All’interno del tumulo c’è una struttura di pietra con un lungo ingresso a forma di tunnel. Questa costruzione è allineata in modo che la luce del sole possa scorrere attraverso il passaggio e splendere all’interno del megalite, illuminando in questo modo il retro della struttura. Questo accade al sorgere del sole e al solstizio d’inverno.

Delle origini comparate del Dio Sole

Pur non avventurandoci in comparazioni religiose che richiederebbero accurati studi, pena l’apparire ridicoli, diremo comunque che il 25 dicembre è associato al giorno di nascita o di festeggiamento di personaggi divini risalenti anche a secoli prima di Cristo.
Per citarne alcuni:

Il dio Horus egiziano

I mosaici e gli affreschi raffiguranti immagini di Horus in braccio a Iside ricordano l’iconografia cristiana della Madonna col bambino, tanto da indurci a credere che in epoca cristiana, per ovvi motivi, alcune rappresentazioni di Iside e Horus, spesso raffigurato come un bambino con la corona solare sul capo, furono probabilmente “riciclate”.

Il dio Mitra indo-persiano
Con buona pace della Gatto Trocchi, quello di Mitra fu il culto più concorrenziale al cristianesimo e col quale il cristianesimo si fuse sincreticamente. A proposito, anche Mitra era stato partorito da una vergine, aveva dodici discepoli e veniva soprannominato “il Salvatore”.

Gli dei babilonesi Tammuz e Shamas
Nel giorno corrispondente al 25 dicembre odierno, nel 3000 a.C. circa, veniva festeggiato il dio Sole babilonese Shamash. Il dio solare veniva chiamato Utu in sumerico e Shamash in accadico. Era il dio del Sole, della giustizia e della predizione, in quanto il sole vede tutto: passato, presente e futuro.
In Babilonia successivamente comparve il culto della dea Ishtar e di suo figlio Tammuz, che veniva considerato l’incarnazione del Sole. Allo stesso modo di Iside, anche Ishtar veniva rappresentata con il suo bambino tra le braccia. Attorno alla testa di Tammuz si rappresentava un’aureola di 12 stelle che simboleggiavano i dodici segni zodiacali.
È interessante aggiungere che anche in questo culto il dio Tammuz muore per risorgere dopo tre giorni.

Dioniso
Nei giorni del solstizio d’inverno, si svolgeva in onore di Dioniso una festa rituale chiamata Lenaea, “la festa delle donne selvagge”. Veniva celebrato il dio che “rinasceva” bambino dopo essere stato fatto a pezzi.

Bacab
Era il dio Sole nello Yucatan; si credeva che fosse stato messo al mondo dalla vergine Chiribirias.

Il dio Sole inca Wiracocha
Il dio sole inca veniva celebrato nella festa del solstizio d’inverno Inti Raymi (festeggiata il 24 giugno perché nell’emisfero sud, essendo le stagioni rovesciate, il solstizio d’inverno cade appunto in giugno).

Ovviamente i primi citati in questa rapida carrellata devono aver influito alquanto nella creazione del cristianesimo che, ricordiamolo una buona volta, non fu creato da Cristo. Riguardo invece ai culti solari precolombiani è interessante notare come i tempi e i simboli del sacro siano comuni a civiltà così distanti fra loro. Questo dovrebbe far sorgere più spesso il sospetto di un’origine comune delle religioni tramite uno studio comparato delle stesse alla ricerca del significato della vita. Invece, ottusamente ci si continua ad adagiare su fedi antropomorfiche dogmatiche e più o meno esplicitamente intolleranti nei confronti delle altre.

lunedì 14 dicembre 2009

Economia e Vita...dei nostri tempi!


Si chiama "società del benessere" ed è fondata sul lavoro. Ma quale lavoro?
Secondo la Nef (New economics foundation) non è certo quello dei banchieri, né dei dirigenti pubblicitari o dei consulenti fiscali, incapaci di creare profitto, responsabili sia dell'insoddisfazione dovuta al consumismo sfrenato sia dei danni economici alla collettività, quando aiutano i contribuenti a pagare meno tasse. Diverso è il lavoro degli operatori ecologici, dediti alla salute dell'ambiente, o quello degli operatori per l'infanzia, entrambi produttori di profitto e di benessere individuale. Peccato che tali lavori siano tra i meno pagati. Un vero spreco per l'economia. (La Repubblica)
Tali considerazioni "scientifiche" riportano in mente un'ulteriore questione che ha un'importanza vitale. Quando accade che vengono stanziati 44 mld per far fronte alla fame nel mondo e 2000 mld per salvare le banche, ci si sente rabbrividire. Se poi pensiamo che i 2000 mld sono stati trovati in soli 15 giorni mentre i 44 mld sono ancora da venire, sono "aria fritta", come dice il segretario generale dell'Onu, il brivido prima incredulo si trasforma in indignazione. Com'è possibile? Senza considerare il 73% dei fondi della Fao utilizzati per spese burocratiche, amministrative e di immagine. Insomma, per i denutriti nel mondo (un miliardo) vi sono soltanto documenti e buoni consigli.
Se è innegabile il realismo degli economisti ingaggiati dalla NEF, lo è ancora di più l'arroganza e la violenza delle pavoneggianti rappresentazioni simboliche, quelle dedite al proprio mantenimento autoreferenziale, quelle che bloccano, senza mezzi termini, il Sapere insito in ogni singola Vita, l'unica ad essere "sola e a mani vuote" (G.P.).
Tutto ciò è Insopportabile anche se non Illegale.

domenica 6 dicembre 2009

Ancora Tanzi, ancora Bugie


Sono stati ritrovati dipinti appartenenti a Calisto Tanzi, nascosti presso abitazioni di parenti e amici parmensi poco prima del crac finanziario. Pochi giorni fa, Tanzi aveva dichiarato in Tribunale di non aver mai posseduto opere d'arte, mentre la trattativa per la vendita era già arrivata a buon punto.
Problema: siamo in Italia, non in America e da noi i delinquenti della portata di Tanzi restano "colletti bianchi" rispettabilissimi. Possono riaprire attività lavorative, continuare a mentire in Tribunale, non restituire i proventi del furto e continuare a vivere esattamente come prima, come "colletti bianchi".
Meno male che almeno l'informazione libera ci aiuta, visto che è stata necessaria una trasmissione televisiva, Report di Milena Gabanelli, su Rai Tre, per far partire l'indagine da parte della guardia di finanza.
Ma cosa bisognerà fare perché le responsabilità divengano una "normalità" anziché una "devianza"?

sabato 5 dicembre 2009

Quando il governo apre la porta



Nella bufera politica italiana e con un capo del governo accusato formalmente di corruzione e, informalmente, di connivenza con la mafia, dietro dichiarazioni di un pentito (a suo dire, convertitosi ai valori del cattolicesimo), le Forze dell'Ordine scovano e arrestano super boss e super latitanti.
Noi esultiamo per tanta abbondanza, in così poco tempo, ma - come sa la gente di mafia, se la galera è un rischio probabile per chi fa quel mestiere non lo è la perdita di potere, economico e decisionale, che deve riattivarsi al momento giusto ed in gran forma. Per questo, oggi, sono i colletti bianchi a dover essere sotto il riflettore e, con loro, i nostri legislatori che non devono ridare a Caino ciò che è stato sottratto ad Abele.