martedì 30 giugno 2009

Bernard Madoff e l'America



A pochi giorni dalla morte "farmacologica" del Re del pop, abbiamo la condanna del truffatore Bernard Murdoff, a soli sei mesi dalla scoperta del buco da 65 miliardi nei suoi fondi.
In America non ci sono dubbi: il sacrosanto diritto alla proprietà - alla fine - viene rispettato. Che si tratti del proprio corpo o del proprio conto in banca non importa. In America si può! Purché non si ostacoli la circolazione (di danaro).

domenica 28 giugno 2009

Uomini e Donne in Amore e in Mafia




Quelle donne a Sud di Gomorra

di ROBERTO SAVIANO

ESSERE donna in terra criminale è complicatissimo. Regole complesse, riti rigorosi, vincoli inscindibili. Una sintassi inflessibile e spesso eternamente identica regolamenta il comportamento femminile in terra di mafie. È un mantenersi in precario equilibrio tra modernità e tradizione, tra gabbia moralistica e totale spregiudicatezza nell'affrontare questioni di business. Possono dare ordini di morte ma non possono permettersi di avere un amante o di lasciare un uomo. Possono decidere di investire in interi settori di mercato ma non truccarsi quando il loro uomo è in carcere. Durante i processi capita spesso di vedere donne accalcate negli spazi riservati al pubblico, mandano baci o semplici saluti agli imputati dietro le gabbie. Sono le loro mogli, ma spesso sembrano le loro madri. Vestirsi in maniera elegante, curarsi con smalti e trucco mentre tuo marito è rinchiuso, è un modo per dire che lo fai per altri. Tingersi i capelli equivale a una silenziosa confessione di tradimento. La donna esiste solo in relazione all'uomo. Senza, è come un essere inanimato. Un essere a metà. Ecco perché le vedi tutte sfatte e trascurate quando hanno i mariti in cella. È testimonianza di fedeltà. Questo vale per i clan dell'entroterra campano, per certa 'ndrangheta, per alcune famiglie di Cosa Nostra. Quando invece le vedi vestite bene, curate, truccate, allora il loro uomo è vicino, è libero. Comanda. E comandando riflette sulla sua donna il suo potere, lo trasmette attraverso la sua immagine. Eppure le mogli dei boss carcerati, sciatte sino a divenire quasi invisibili, sono spesso quelle che facendone le veci più comandano.

Tutte le storie delle donne in terra criminale si somigliano, sia che abbiano un destino tragico sia che riescano a galleggiare nella normalità. In genere marito e moglie si conoscono da adolescenti e celebrano il loro matrimonio a venti, venticinque anni. Sposare la ragazza conosciuta da piccola è la regola, è condizione fondamentale perché sia vergine. In genere, invece, all'uomo è permesso di poter avere amanti, ma il vincolo dato dalle loro mogli negli ultimi anni è che siano straniere: russe, polacche, rumene, moldave. Tutte donne considerate di secondo livello, incapaci di costruire una famiglia, secondo loro, di educare i figli come si deve. Mentre farsi un'amante italiana o peggio del proprio paese sarebbe destabilizzante, e un comportamento da punire. Attraverso la sessualità passa molta parte della formazione di un uomo e di una donna in terra di mafia. "Mai sotto una femmina" è l'imperativo con cui si viene educati.

Se mentre fai l'amore, decidi di stare sotto, stai scegliendo pure di sottometterti nella vita di tutti i giorni. Farlo per puro piacere ti condannerà, nella loro logica, a sottometterti. "Mai sesso orale". Riceverlo è lecito, praticarlo a una donna è da "cani". "Non devi diventare cane di nessuno". Vecchio codice a cui si attiene ancora molta parte delle nuove generazioni di affiliati. E regole anche più rigide valgono pure al di fuori dell'Italia. La Yardie, la potente mafia giamaicana egemone in molti quartieri londinesi e newyorkesi, oltre che a Kingston, ne è un esempio. Vietato praticare sesso orale e riceverlo, vietato sfiorare l'ano delle donne e avere rapporti anali. Tutto questo è considerato sporco, omosessuale (i gay sono condannati a morte nella cultura mafiosa giamaicana), mentre il sesso dev'essere una pratica forte, maschile e soprattutto ordinata. Senza baci. La lingua serve per bere, un vero uomo non la usa se non a quello scopo.
Gli affiliati delle cosche sono ossessionati non solo dalla loro virilità, ma da come poterla esercitare: farlo secondo la rigida applicazione di quegli imperativi categorici, diviene un rito con cui si riconfermano il loro potere. Valgono, quelle norme chiare e inderogabili, in pressoché tutti i paesi di 'ndrangheta, camorra, mafia e Sacra Corona Unita. E sono, a ben vedere, qualcosa in più del semplice specchio di una cultura maschilista. Nulla come quel codice sessuale dice forse come in terra di criminalità non possa esistere ambito che si sottragga alle logiche ferree di appartenenza, gerarchia, potere, controllo territoriale. Potere sulla vita e sulla morte, di cui la morte subita o data è posta a fondamento. E chi crede di poter esserne libero, si sbaglia. Il controllo della sessualità è fondamentale. Anche corteggiare diventa marcare il territorio. Avvicinarsi a una donna significa rischiare un'invasione territoriale.

Nel 1994 Antonio Magliulo di Casal di Principe tentò di corteggiare una ragazza imparentata con un uomo dei casalesi e promessa in matrimonio a un altro affiliato. Magliulo le faceva molti regali, e intuendo forse che la ragazza non era felicissima di sposare il suo fidanzato, insisteva. Era invaghito di questa ragazza assai più giovane di lui e la corteggiava come dalle sue parti è abituale. Baci Perugina a San Valentino, un collo di pelliccia di volpe a Natale, "postegge" ossia attese fuori dal luogo di lavoro nei giorni normali. Un giorno in piena estate un gruppo di affiliati del clan di Schiavone lo convocò per un chiarimento al lido La Scogliera di Castelvolturno. Non gli diedero neanche il tempo di parlare. Maurizio Lavoro, Giuseppe Cecoro e Guido Emilio gli tirarono una botta in testa con una mazzola chiodata, lo legarono e iniziarono a ficcargli la sabbia in bocca e nel naso. Più inghiottiva per respirare più loro lo ingozzavano. Rimase strozzato da una pasta di sabbia e saliva che gli si è cementificata in gola. Fu condannato a morte perché corteggiava una donna più giovane, col sangue di un importante affiliato, già promessa in moglie.

Corteggiare, chiedere anche solo un appuntamento, passare una notte insieme è impegno, rischio, responsabilità. Valentino Galati aveva diciannove anni quando è sparito il 26 dicembre 2006 a Filadelfia, che non è la città fondata dai quaccheri americani, ma un paese in provincia di Vibo Valentia, fondato da massoni. Valentino era un ragazzo vicino alla ndrina egemone. Aveva sangue ndranghetista e quindi divenne ndranghetista, lavorava per il boss Rocco Anello. Quando questi finisce in galera per aver organizzato un sistema di estorsioni capillare (per una piccola tratta ferroviaria ogni impresa che vi partecipava doveva pagargli 50 mila euro a chilometro), sua moglie Angela ha sempre più bisogno di una mano da parte della ndrina per andare avanti. Spesa, pulizia della casa, accompagnare i bambini a scuola. A Valentino capita di essere uno dei prescelti. Così lentamente, quasi naturalmente, nasce una relazione con Angela Bartucca. Punirlo è indispensabile e quando non lo si vede più girare per il paese, nessuno si stupisce.

Condannato a morte perché è stato con la moglie del boss. Solo sua madre Anna non vuole crederci. Suo figlio amante della moglie di un boss? Per lei è impossibile: è divenuto da poco maggiorenne, è troppo piccolo. Ammette che Angela veniva anche in casa a prendere il caffè, e da quando suo figlio è sparito, non si è fatta più vedere. Ma per la madre di Valentino questo non dimostra nulla. "Mio figlio non c'entra niente con questa storia". Insiste a credere vi siano altri motivi, ma per la magistratura antimafia non è così. Per lungo tempo Anna ha dormito sul divano perché lì c'era il telefono ed ha aspettato una chiamata di suo figlio, terrorizzata che in camera da letto potesse non sentire il suono "dell'apparecchio", come a sud lo chiamano. Così, alla fine, la madre di Valentino si chiude nel silenzio di un dolore che rispetta il silenzio dell'omertà, continuando a negare contro ogni evidenza.

La stessa sorte era già capitata a Santo Panzarella di Lamezia Terme, ammazzato nel luglio del 2002. Santo si era innamorato di Angela Bartucca quattro anni prima. Sempre lei. Gli hanno sparato contro un caricatore, convinti di averlo ucciso lo hanno messo nel portabagagli. Ma Santo Panzarella non era morto. Scalciava nel portabagagli. Così gli hanno spezzato gli arti inferiori per non farlo continuare a intralciare con i calci il suo ultimo viaggio; infine gli hanno sparato in testa. Di lui è stata ritrovata solo una clavicola, che ha però permesso di far partire le indagini. Anche lui condannato a morte per aver sfiorato la donna sbagliata. Valentino quindi forse sapeva di rischiare la pelle, ma ha continuato lo stesso ad avere una relazione con quella donna proibita.

Ci si immagina Angela Bartucca come una sorta di donna fatale, una mantide come i giornali l'hanno spesso chiamata, capace con la propria seduzione di far superare persino la paura della morte. Una donna che amava e amando condannava a morte. Ma in realtà a vederla non sembra essere così come vuole la leggenda. Dalle foto si vede il viso di una ragazzina, carina, la cui colpa principale era la voglia di vivere. Un marito in carcere per le donne di mafia significa astinenza totale. Di affetti e di passione. Solo i boss maturi, se sono sposati con donne più giovani e sono condannati a pene pesantissime, permettono che le mogli possano avere qualche marito sostitutivo. Quasi sempre si preferisce il prete del paese quando disponibile o un fratello, un cugino, un parente comunque. Mai un affiliato non del sangue del boss, che godendo del rapporto con la donna potrebbe assumerne in qualche modo di riflesso il carisma e sostituirlo.

Molte donne vestono di nero, anche quelle giovani, e quasi perennemente. Lutto per un marito ucciso. Lutto per un figlio. Lutto perché è stato ucciso un fratello, un nipote, un vicino di casa. Lutto perché è stato ammazzato il marito di una collega di lavoro, lutto perché è stato assassinato il figlio di un lontano parente. E così c'è sempre un motivo per tenere il vestito nero. E sotto il vestito nero si porta sempre un panno rosso. Le anziane signore indossavano una maglietta rossa, per ricordare il sangue da vendicare, le giovani donne indossano un intimo rosso. Un ricordo perenne del sangue che il dolore non fa dimenticare, anzi il nero accende ancora più il colore terribilmente intimo della vendetta.

Rimanere vedove in terra criminale significa perdere quasi totalmente l'identità di donna e ricoprire soltanto quella di madre. Se resti vedova puoi risposarti solo con il consenso dei figli maschi. Solo se ti risposi con un uomo dello stesso grado del padre (o superiore) all'interno delle gerarchie mafiose. Ma soprattutto solo dopo sette anni di astinenza sessuale e osservazione rigida del lutto. Perché gli anni della vedovanza dovevano corrispondere al tempo che secondo le credenze contadine un'anima ci metteva per raggiungere l'aldilà. Così si aspettava che l'anima arrivasse nell'altro mondo, perché se ancora stava in questo avrebbe potuto vedere la moglie "tradire" con un altro. Antonio Bardellino, boss carismatico di San Cipriano d'Aversa, tendeva a liberare le vedove da queste regole medievali e da questo perenne dolore imposto. In paese molti ricordano che fino a quando comandò, don Antonio diceva: "Si mettono sette anni per raggiungere il paradiso, noi andiamo da un'altra parte. E quella parte si raggiunge presto, int' a nà nuttata".

Ma quando fu fatto fuori Bardellino arrivò l'egemonia degli Schiavone, e tornarono le vecchie regole sessuali. Nell'agosto del 1993 Paola Stroffolino fu scoperta con un amante. Lei moglie di un boss molto importante, Alberto Beneduce, tra i primi ad importare cocaina e eroina direttamente sulle coste del Casertano. Dopo che Beneduce fu ucciso, lei non rispettò i sette anni di vedovanza e intraprese una relazione con Luigi Griffo. Il clan decise che un atteggiamento del genere era irriguardoso nei confronti del vecchio boss. E così per eseguire la punizione scelsero un suo caro amico, Dario De Simone. Invitò la coppia in una masseria di Villa Literno con la scusa di volergli far assaggiare le prime mozzarelle dell'estate. Un solo colpo alla testa per l'uomo e uno per la donna. Non di più per due infami che avevano insultato la memoria e l'onore del morto. Poi, aiutato da Vincenzo Zagaria e Sebastiano Panaro, l'uomo che aveva mostrato la sua lealtà uccidendo scaraventò i corpi in fondo ad un pozzo molto profondo a Giugliano.

Sandokan, cioè Francesco Schiavone, e suo fratello furono accusati come mandanti. La vedova di un boss è intoccabile, ma se si sporca con un altro uomo, perde lo status di inviolabilità. I pentiti che cercavano di superare l'incredulità dei giudici, diedero una risposta che è anche una sintesi eccezionale: "Dottò, ma scopare qui è peggio che uccidere. Meglio se uccidi la moglie di un capo. Forse puoi essere perdonato, ma se ci scopi sei morto sicuro". Amare, decidere di fare l'amore, baciare, regalare qualcosa, fare un sorriso, sfiorare una mano, provare a sedurre una donna, esserne sedotto può essere un gesto fatale. Il più pericoloso. L'ultimo. Dove tutto è legge terribile, i sentimenti e le passioni che non conoscono regole condannano a morte.

sabato 27 giugno 2009

Un tributo a Michael Jackson

Mostri si diventa


Da un popolare spettacolo di successo rappresentato a Broadway nel 1908 (Zangwill Israel, The Melting pot, New York: Macmullan, 1933):

"L'America è il crogiuolo di Dio, la grande pentola nella quale tutte le razze di Europa si mescolano e rinascono! Eccovi arrivati, buona gente - io penso - quando vi vedo ad Ellis Island; e ve ne state divisi in cinquanta lingue e con le vostre storie e con le vostre ancestrali rivalità. Ma non sarete più quelli, fratelli, perché il fuoco di Dio vi forgerà...tedeschi e francesi, irlandesi e inglesi, ebrei e russi, nel suo crogiuolo. Così Dio crea l'americano"

Come si sa, l'unico crogiuolo riguardò gli affini WASP (White, Anglo-Saxon Protestant), tant'è che l'America dovrà attendere il 1960 per avere un presidente cattolico (Johan F. Kennedy) e il 2008 per un presidente nero e figlio di immigrati (Barack Obama). Nel frattempo, l'America ha mietuto vittime tra gli homme copy che cavalcavano l'onda dell'assimilazione.

In tutto ciò Michael Jackson, il più eclatante risultato del trasformismo immolato alla fiction americana del successo per tutti. Il mostro, come realtà deformata che si colloca tra l'osceno e il grottesco, ha pagato non solo sulla sua pelle ma sulla sua Vita - è il caso di dirlo, la devastazione di una società che non riflette e che ciecamente segue gli indici di mercato. Il Capitale, annientatore di identità, sigla etichette e garantisce posti al sole tra il popolo dei VIP (very important person), purché paghino, e Jackson, l'EROE per eccellenza, ha pagato profumatamente.
Che l'America non lo dimentichi e lo riconosca tra i suoi, più leali, sostenitori.

sabato 20 giugno 2009

Bambini giocate in silenzio




Notizia di oggi dice che in Italia è in atto una tendenza normativa a favore degli adulti e contro la partecipazione dei bambini. Gli adulti necessitano silenzio e non sopportano sentire i bambini giocare.

Così la giornalista Maria Novella De Luca:

(...) "Bambini giocate in silenzio" Dall'asilo ai parchi sempre più divieti.
Vietato giocare a pallone, vietato fare rumore, vietato far saltare lo skateboard, vietato far merenda sulle panchine, vietato far scoppiare i palloncini. Ma soprattutto vietato giocare ridendo e saltando, a volte strillando, perché è così che fanno i bambini, che hanno timbri alti, allegri, acuti, rompitimpani, è vero, ma pur sempre più intonati di un clacson o di una marmitta truccata.
L'Italia e l'estate dei divieti per i minori di 10 anni registra da ieri un altro record: un giudice di pace di un piccolo comune in provincia di Pavia ha imposto ai bambini di una scuola materna di giocare "in silenzio". E ha intimato agli insegnanti del micronido "Gavina" di Stradella, undicimila abitanti nell'Oltrepò Pavese, di vigilare affinché i baby disturbatori di due, tre, quattro anni, alcuni ancora muniti di ciuccio e pannolino, non si avvicinino troppo a quell'area del cortile che confina con il condominio a fianco, per non disturbare la quiete dei vicini. Non importa poi se in quell'area off limits ci sono le altalene e gli scivoli. Gli adulti non vanno disturbati, punto. (...)"

Ricordo una pubblicità che su sfondo rosso riportava la scritta La neve cade in silenzio perché è molto educata (Pubblicità Chicco, 2001). Lo sfondo rosso - che rimanda al linguaggio dei sentimenti e dell’affettività, si collegava alla norma del linguaggio scritto che invitava i bambini a mostrarsi educati e silenziosi. Come dire: "bambini non partecipate, siate silenziosi - non abbiate voce in capitolo e - se volete sentirvi dire che siete ben educati, accogliete tutto ciò che gli adulti vi propinano, a partire dall’abbigliamento da indossare".
Che il mercato abbia bisogno di acquirenti silenti e costretti alle mode del momento, non abbiamo dubbio. Ma che anche la politica, con le sue leggi, ricorra a norme che riducono al silenzio già a partire dalla più tenera età, mi sembra alquanto preoccupante. Anche perché, nel tempo, in silenzio non si resta poi tanto, si vuole partecipare eccome e se non si può con "le buone" ci son sempre "le cattive"...

martedì 16 giugno 2009

Camorra, morte in diretta di una vittima innocente



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Ma è solo un incidente di percorso...la vita umana? un optional.

sabato 13 giugno 2009

Le ronde nere



La notizia odierna dei 2.100 cittadini italiani (volontari) pronti ad indossare la divisa del nascente Partito nazionalista italiano per pattugliare le strade 24 ore su 24, affiancando le ronde padane, non appena sarà in vigore il disegno di legge sulla sicurezza, mi ha fatto inizialmente sorridere perché leggevo mentre mi preparavo a disfarmi di tanti oggetti che avevo conservato nel tempo, riflettendo sulla loro inutilità. Ho però poi provato una grande tristezza, una sensazione quasi mortifera nell'immaginare la condizione di immutabilità in cui versano molti individui intrappolati nel meccanismo coattivo della ripetizione dovuta all’assenza di elaborazione del passato sul piano della riflessione e della consapevolezza.
Si sa, infatti, che la Vita - primo evento creativo in assoluto, non potrebbe sussistere in condizioni di automatismi.
Per molto tempo sono stata affascinata da una filosofia della storia fondata sulla visione moderna di un tempo lineare. Oggi considero rilevanti prospettive differenti che accolgono il mito dell'origine, quindi gli archetipi e la ripetizione. Ciò nonostante, ma forse proprio per questo, mi vengono in mente le riflessioni preoccupate dello psicoanalista Karl Gustav Jung nel suo tentativo di rompere le coazioni mortifere in nome della vita. Nella fattispecie è significativo il titolo del suo breve scritto "L'importanza del padre nel destino dell'individuo".
Così come il caso clinico di due donne legate da una estrema dipendenza al padre e che "trascorsero la vita intrappolate nel cerchio magico della costellazione familiare", cercando – senza riuscirci e fino alla malattia, un compagno di vita che il più possibile gli rassomigliasse, questo rigurgito di velleità giustiziere pare essere un ricorso “coattivo” alla norma, fardello tipicamente paterno - come si sa.
Non so quanto la presenza di Gheddafi abbia sollecitato ulteriormente la fantasia dei nostri, pronti a diventare amazzoni di Gaetano Saia, il “colonnello” che si vuole a capo dei “volontari” guardiani della Nazione.