lunedì 28 dicembre 2009

Scalfari e il partito dell'amore


Incaponito sulla formulazione di domande, Eugenio Scalfari intitola l'articolo di oggi su La Repubblica: "Qualche domanda sul partito dell'amore". Tuttavia, di domande ve ne sono soltanto due e derivano dalle seguenti considerazioni: "il partito dell'amore propugna un sentimento che merita di essere incoraggiato"; "il Papa è per definizione il capo del partito dell'amore e quindi non ha bisogno di fondarlo perché ci pensò Gesù di Nazareth duemila anni fa"; "il compito di Berlusconi è dunque molto più arduo, ma proprio per questo ancor più affascinante". Alla luce di ciò, Scalfari si chiede se il partito dell'amore propugnato da Berlusconi non mascheri un tentativo di stupro e se lo stesso riuscirà a diventare capo di un siffatto partito. L'opinionista riconduce così l'amore ad un partito e vede Gesù di Nazareth come il fondatore, rendendosi però affascinato dalla possibilità che Berlusconi possa riuscire nella stessa impresa.
Insomma, il nostro Scalfari, ben posizionato alla sua scrivania e ai suoi anni, continua a gratificarsi di battute, non rendendosi conto che la questione in ballo richiede un'analisi concettuale di ben altra portata, oltre che una sensibilità superiore alla solita "ironia intellettuale di sinistra". Scrivere come lui scrive non mi pare che aiuti l'elettorato a fare chiarezza per comprendere la gravità della situazione politica italiana, svilendo anche il significato dell'amore che mostra di non conoscere, anche con riferimento a Gesù di Nazareth.
Scalfari crea confusione e fa anche pensare: non sarà che l'inciucio l'abbia fatto proprio lui, passando al partito del Papa?

venerdì 25 dicembre 2009

Le radici pagane del Natale


di Elena Savino (Yubal editore)

Del sole


Per inspiegabile che sembri, la data di nascita di Cristo non è nota. I vangeli non ne indicano né il giorno né l’anno […] fu assegnata la data del solstizio d’inverno perché in quel giorno in cui il sole comincia il suo ritorno nei cieli boreali, i pagani che adoravano Mitra celebravano il Dies Natalis Solis Invicti (giorno della nascita del Sole invincibile).
- Nuova enciclopedia cattolica dell’Ordine Francescano (1941) -

Nel corso della ricerca di informazioni e documenti riguardanti le origini pagane del Natale, quello che stupisce è che la data del 25 dicembre, prima di diventare celebre come “compleanno di Gesù”, sia stata giorno di festa per i popoli di culture e religioni molto distanti tra loro, nel tempo e nello spazio.
Le origini di questi antichi culti vanno ricercate in ciò che è “principio” della vita sulla terra e che “dal principio” è stato oggetto di culto e di venerazione: il sole.
Agli albori dell’umanità, esisteva un ricco calendario di feste annuali e stagionali e di riti di propiziazione e rinnovamento.
I popoli nel periodo primitivo della loro esistenza erano intimamente legati al “ciclo della natura” poiché da questo dipendeva la loro stessa sopravvivenza. Al tempo, la vita naturale appariva indecifrabile, incombente, potente espressione di forze da accattivarsi; era un mondo magico. L’uomo antico si sentiva parte di quella natura, ma in posizione di debolezza. Per questo, attraverso il rito, cercava di “fare amicizia” con questa o quella forza insita in essa.
Al centro di questo ciclo c’era l’astro che scandiva il ritmo della giornata, la “stella del mattino” che determinava i ritmi della fruttificazione e che condizionava tutta la vita dell’uomo. Per quest’ultimo, temere che il sole non sorgesse più, vederlo perdere forza d’inverno riducendo sempre più il suo corso nel cielo, era un’esperienza tragica che minacciava la sua stessa vita. Perciò, doveva essere esorcizzata con riti che avessero lo scopo di evitare che il sole non si innalzasse più o di aiutarlo nel momento di minor forza.
È proprio partendo da questa considerazione che possiamo individuare le origini dei rituali e delle feste collegate al solstizio d’inverno.
Durante queste feste venivano accesi dei fuochi (usanza che si ritrova nella tradizione natalizia di bruciare il ceppo nel camino la notte della vigilia) che, con il loro calore e la loro luce, avevano la funzione di ridare forza al sole indebolito.
Spesso questi rituali avevano a che fare con la fertilità ed erano quindi legati alla riproduzione. Da qui l’usanza, nelle antiche celebrazioni, di danze e cerimoniali propiziatori dell’abbondanza e in alcuni casi, come negli antichi riti celtici e germanici, ma anche romani e greci, di accoppiamento durante le feste.

Del solstizio d’inverno


Il termine solstizio viene dal latino solstitium, che significa letteralmente “sole fermo” (da sol, “sole”, e sistere, “stare fermo”).
Se ci troviamo nell’emisfero nord della terra, nei giorni che vanno dal 22 al 24 dicembre possiamo infatti osservare come il sole sembra fermarsi in cielo, fenomeno tanto più evidente quanto più ci si avvicina all’equatore. In termini astronomici, in quel periodo il sole inverte il proprio moto nel senso della “declinazione”, cioè raggiunge il punto di massima distanza dal piano equatoriale. Il buio della notte raggiunge la massima estensione e la luce del giorno la minima. Si verificano cioè la notte più lunga e il giorno più corto dell’anno.
Subito dopo il solstizio, la luce del giorno torna gradatamente ad aumentare e il buio della notte a ridursi fino al solstizio d’estate, in giugno, quando avremo il giorno più lungo dell’anno e la notte più corta. Il giorno del solstizio cade generalmente il 21, ma per l’inversione apparente del moto solare diventa visibile il terzo/quarto giorno successivo. Il sole, quindi, nel solstizio d’inverno giunge nella sua fase più debole quanto a luce e calore, pare precipitare nell’oscurità, ma poi ritorna vitale e “invincibile” sulle stesse tenebre. E proprio il 25 dicembre sembra rinascere, ha cioè un nuovo “Natale”.
Questa interpretazione “astronomica” può spiegare perché il 25 dicembre sia una data celebrativa presente in culture e paesi così distanti tra loro. Tutto parte da una osservazione attenta del comportamento dei pianeti e del sole, e gli antichi, pare strano, conoscevano bene gli strumenti che permettevano loro di osservare e descrivere movimenti e comportamenti degli astri.
Per fare un esempio, a Maeshowe (Orkneys, Scozia) si erge un tumulo datato (con il metodo del carbone radioattivo) 2750 a.C. All’interno del tumulo c’è una struttura di pietra con un lungo ingresso a forma di tunnel. Questa costruzione è allineata in modo che la luce del sole possa scorrere attraverso il passaggio e splendere all’interno del megalite, illuminando in questo modo il retro della struttura. Questo accade al sorgere del sole e al solstizio d’inverno.

Delle origini comparate del Dio Sole

Pur non avventurandoci in comparazioni religiose che richiederebbero accurati studi, pena l’apparire ridicoli, diremo comunque che il 25 dicembre è associato al giorno di nascita o di festeggiamento di personaggi divini risalenti anche a secoli prima di Cristo.
Per citarne alcuni:

Il dio Horus egiziano

I mosaici e gli affreschi raffiguranti immagini di Horus in braccio a Iside ricordano l’iconografia cristiana della Madonna col bambino, tanto da indurci a credere che in epoca cristiana, per ovvi motivi, alcune rappresentazioni di Iside e Horus, spesso raffigurato come un bambino con la corona solare sul capo, furono probabilmente “riciclate”.

Il dio Mitra indo-persiano
Con buona pace della Gatto Trocchi, quello di Mitra fu il culto più concorrenziale al cristianesimo e col quale il cristianesimo si fuse sincreticamente. A proposito, anche Mitra era stato partorito da una vergine, aveva dodici discepoli e veniva soprannominato “il Salvatore”.

Gli dei babilonesi Tammuz e Shamas
Nel giorno corrispondente al 25 dicembre odierno, nel 3000 a.C. circa, veniva festeggiato il dio Sole babilonese Shamash. Il dio solare veniva chiamato Utu in sumerico e Shamash in accadico. Era il dio del Sole, della giustizia e della predizione, in quanto il sole vede tutto: passato, presente e futuro.
In Babilonia successivamente comparve il culto della dea Ishtar e di suo figlio Tammuz, che veniva considerato l’incarnazione del Sole. Allo stesso modo di Iside, anche Ishtar veniva rappresentata con il suo bambino tra le braccia. Attorno alla testa di Tammuz si rappresentava un’aureola di 12 stelle che simboleggiavano i dodici segni zodiacali.
È interessante aggiungere che anche in questo culto il dio Tammuz muore per risorgere dopo tre giorni.

Dioniso
Nei giorni del solstizio d’inverno, si svolgeva in onore di Dioniso una festa rituale chiamata Lenaea, “la festa delle donne selvagge”. Veniva celebrato il dio che “rinasceva” bambino dopo essere stato fatto a pezzi.

Bacab
Era il dio Sole nello Yucatan; si credeva che fosse stato messo al mondo dalla vergine Chiribirias.

Il dio Sole inca Wiracocha
Il dio sole inca veniva celebrato nella festa del solstizio d’inverno Inti Raymi (festeggiata il 24 giugno perché nell’emisfero sud, essendo le stagioni rovesciate, il solstizio d’inverno cade appunto in giugno).

Ovviamente i primi citati in questa rapida carrellata devono aver influito alquanto nella creazione del cristianesimo che, ricordiamolo una buona volta, non fu creato da Cristo. Riguardo invece ai culti solari precolombiani è interessante notare come i tempi e i simboli del sacro siano comuni a civiltà così distanti fra loro. Questo dovrebbe far sorgere più spesso il sospetto di un’origine comune delle religioni tramite uno studio comparato delle stesse alla ricerca del significato della vita. Invece, ottusamente ci si continua ad adagiare su fedi antropomorfiche dogmatiche e più o meno esplicitamente intolleranti nei confronti delle altre.

lunedì 14 dicembre 2009

Economia e Vita...dei nostri tempi!


Si chiama "società del benessere" ed è fondata sul lavoro. Ma quale lavoro?
Secondo la Nef (New economics foundation) non è certo quello dei banchieri, né dei dirigenti pubblicitari o dei consulenti fiscali, incapaci di creare profitto, responsabili sia dell'insoddisfazione dovuta al consumismo sfrenato sia dei danni economici alla collettività, quando aiutano i contribuenti a pagare meno tasse. Diverso è il lavoro degli operatori ecologici, dediti alla salute dell'ambiente, o quello degli operatori per l'infanzia, entrambi produttori di profitto e di benessere individuale. Peccato che tali lavori siano tra i meno pagati. Un vero spreco per l'economia. (La Repubblica)
Tali considerazioni "scientifiche" riportano in mente un'ulteriore questione che ha un'importanza vitale. Quando accade che vengono stanziati 44 mld per far fronte alla fame nel mondo e 2000 mld per salvare le banche, ci si sente rabbrividire. Se poi pensiamo che i 2000 mld sono stati trovati in soli 15 giorni mentre i 44 mld sono ancora da venire, sono "aria fritta", come dice il segretario generale dell'Onu, il brivido prima incredulo si trasforma in indignazione. Com'è possibile? Senza considerare il 73% dei fondi della Fao utilizzati per spese burocratiche, amministrative e di immagine. Insomma, per i denutriti nel mondo (un miliardo) vi sono soltanto documenti e buoni consigli.
Se è innegabile il realismo degli economisti ingaggiati dalla NEF, lo è ancora di più l'arroganza e la violenza delle pavoneggianti rappresentazioni simboliche, quelle dedite al proprio mantenimento autoreferenziale, quelle che bloccano, senza mezzi termini, il Sapere insito in ogni singola Vita, l'unica ad essere "sola e a mani vuote" (G.P.).
Tutto ciò è Insopportabile anche se non Illegale.

domenica 6 dicembre 2009

Ancora Tanzi, ancora Bugie


Sono stati ritrovati dipinti appartenenti a Calisto Tanzi, nascosti presso abitazioni di parenti e amici parmensi poco prima del crac finanziario. Pochi giorni fa, Tanzi aveva dichiarato in Tribunale di non aver mai posseduto opere d'arte, mentre la trattativa per la vendita era già arrivata a buon punto.
Problema: siamo in Italia, non in America e da noi i delinquenti della portata di Tanzi restano "colletti bianchi" rispettabilissimi. Possono riaprire attività lavorative, continuare a mentire in Tribunale, non restituire i proventi del furto e continuare a vivere esattamente come prima, come "colletti bianchi".
Meno male che almeno l'informazione libera ci aiuta, visto che è stata necessaria una trasmissione televisiva, Report di Milena Gabanelli, su Rai Tre, per far partire l'indagine da parte della guardia di finanza.
Ma cosa bisognerà fare perché le responsabilità divengano una "normalità" anziché una "devianza"?

sabato 5 dicembre 2009

Quando il governo apre la porta



Nella bufera politica italiana e con un capo del governo accusato formalmente di corruzione e, informalmente, di connivenza con la mafia, dietro dichiarazioni di un pentito (a suo dire, convertitosi ai valori del cattolicesimo), le Forze dell'Ordine scovano e arrestano super boss e super latitanti.
Noi esultiamo per tanta abbondanza, in così poco tempo, ma - come sa la gente di mafia, se la galera è un rischio probabile per chi fa quel mestiere non lo è la perdita di potere, economico e decisionale, che deve riattivarsi al momento giusto ed in gran forma. Per questo, oggi, sono i colletti bianchi a dover essere sotto il riflettore e, con loro, i nostri legislatori che non devono ridare a Caino ciò che è stato sottratto ad Abele.

sabato 21 novembre 2009

Ecco il salotto dell'Arte


Papa Benedetto XVI - ispirandosi alla Lettera che il suo predecessore ha inviato simbolicamente agli artisti, ha incontrato, presso la Cappella Sistina, i vip italiani del salotto Arte. Persino Nanni Moretti ha sentito l'interiore esigenza di presenziare ed ascoltare la lezione papesca. Forse per meglio definire il prosieguo del suo nuovo film - che vede nel ruolo-Papa l'esatto contrario di quell'uomo che fa di sé un'opera d'arte, come scritto da Papa Giovanni Paolo II nella sua Lettera agli Artisti. Così hanno sfilato, i geniali vip nutriti dalla fede, ed hanno ricevuto gli onorati applausi e la meritata medaglia.

giovedì 19 novembre 2009

Amiche inseparabili


Hanno entrambe nove anni, sono compagne di scuola, una è italiana e l'altra tunisina.
Dopo aver riferito alle maestre del loro disagio all'interno della scuola, decidono di allontanarsi, quindi si nascondono in uno sgabuzzino presso lo stesso edificio, sino al loro ritrovamento da parte di uno dei genitori, il padre dell'italiana.
La vicenda ha il sapore dello stra-ordinario perché rara è la determinazione a tradurre in azione un desiderio paventato, ma rappresenta l'ordinaria rivendicazione di significati d'amore contro le separative rappresentazioni sociali.
Ci sono due bambine, una italiana e l'altra extracomunitaria, che vivono con disagio la frequenza scolastica e che - al di là delle convenzioni - stabiliscono una relazione importante, molto importante. Stabiliscono un'intesa e un affetto che scavalca ogni prevaricazione sociale. Queste bambine testimoniano il senso più profondo della relazione umana.

Padri del nostro tempo


Si chiama "presa d'atto"! Non è così facile se nel caso della parità genitoriale, soltanto oggi, in Italia, la sezione lavoro di un tribunale emette una sentenza che assicura (invita/offre/promuove) il diritto (dovere) paterno a restare a casa per cinque mesi per congedo parentale da usufruire prima e dopo la nascita della prole: "l'uomo potrà ottenere tutto il periodo se la madre è casalinga, è in malattia oppure è una lavoratrice autonoma che non usufruisce del diritto all'astensione. Altrimenti prenderà un concedo che sommato a quello della compagna non può superare i cinque mesi." (La Repubblica).
Come gestiranno tale diritto i novelli padri italiani non lo sappiamo, ma il riconoscimento della libertà personale che questa sentenza porta con sè sembra rispondere al bisogno di responsabilità genitoriale oggi ampiamente richiesto.

mercoledì 18 novembre 2009

Asta al ribasso per canili lager?


Siamo nel Sud dell'Italia, ma potremmo essere in qualsiasi altro territorio italiano perché vicende simili accadono un pò ovunque. Si tratta del business "protezione animali". In Italia è reato maltrattare gli animali, eppure c'è chi - del tutto incurante - costruisce sul maltrattamento e sulla morte un vero e proprio business. Non entriamo in merito al mondo delle scommesse clandestine ma al mero mantenimento dei randagi per i quali i comuni pagano una retta giornaliera. L'asta al ribasso che la regione Basilicata ha indetto per il mantenimento di 420 cani pare esserne una prova. Far vincere un maxi canile fuori regione (Cassano sullo Ionio, in provincia di Cosenza), perché chiede soltanto un euro e sessanta centesimi al giorno ha tutto il sapore di una truffa alla luce del sole, anzi, delle istituzioni. Tanto più se con quell'euro e sessanta centesimi si intende garantire "alimentazione, spese veterinarie, accalappiamento dei randagi nei territori della Comunità, smaltimento dei corpi degli animali morti, anche quelli non selvatici né esotici, insomma mucche, pecore e simili".
Il problema è che nonostante la legge italiana abbia stanziato fondi cospicui per far fronte al randagismo, coinvolgendo anche le Asl, i profitti derivanti dalla presenza dei randagi pare siano ancora più vantaggiosi. Tra le pratiche diffuse vi sarebbe addirittura quella di far accoppiare gli animali per "liberare i cuccioli, ri-accalappiarli e riprendere il giro. Un affare da un miliardo e mezzo di euro. Concentrato prevalentemente al Sud" (La Repubblica).
Di oggi è quindi la notizia che l'Enpa (ente nazionale per la protezione degli animali) farà un esposto alla Procura della Repubblica, chiedendo di "interloquire con la Corte dei Conti, per sapere come mai 300mila euro, destinati alla Regione Basilicata per le politiche sul randagismo, non sono mai stati utilizzati". (La Repubblica).
Credo che si davvero necessario affrontare con serietà il problema del maltrattamento degli animali, passando dal formale al sostanziale, e su ciò le Istituzioni hanno una grossa Responsabilità.

lunedì 16 novembre 2009

FAO: la Fame, la Borsa, la Vita



Di fame si muore e i morti sono soprattutto i poveri dei paesi poveri. Perché preoccuparsene? Il presidente della Commissione europea José Barroso ha la risposta che soddisfa: "un mondo dove un miliardo di persone sono affamate è non solo una macchia sulla nostra coscienza collettiva, ma anche una crescente minaccia per la Sicurezza Mondiale".
Per sfatare l'insicurezza sono necessari fondi, denaro per intenderci. La cifra calcolata è di 44 miliardi di dollari da destinare allo sviluppo agricolo e alle infrastrutture dei Paesi poveri. Tuttavia:
1) Non tutti i paesi ricchi sono disposti a destinare fondi cospicui nel capitolo "fame nel mondo". Per restare in ambito italiano, basti pensare che dei contributi che i cittadini italiani versano allo stato mediante l'8 per mille, ben 10 milioni e 586 mila euro vanno a restauri e interventi a favore di immobili ecclesiastici, contro gli 814 mila euro per la fame nel mondo. Sullo scandalo italiano dei fondi 8 per mille - compreso quelli destinati alla ricostruzione post terremoto - si veda l'articolo di Carmelo Lopapa su La Repubblica.
3) I potenti dei paesi poveri non hanno alcun interesse a sollevare la propria popolazione dalla fame. Ciò è evidente soprattutto in Africa.
2) C'è un problema di sopravvivenza del pianeta, piuttosto che di sicurezza, collegato al degrado ambientale e ai metodi di produzione alimentare, come osserva l'attuale Papa: "i metodi di produzione alimentare impongono un'attenta analisi del rapporto tra lo sviluppo e la tutela ambientale. Il desiderio di possedere e di usare in maniera eccessiva e disordinata le risorse del pianeta è la causa prima di ogni degrado dell'ambiente".
3) Secondo le ONG (Organizzazioni Non Governative), la stessa FAO, anziché occuparsi delle zone rurali - dove è concentrato l'80 per cento delle persone che soffrono la fame - e di promuovere i piccoli produttori locali, stringe alleanze con le multinazionali "che utilizzano il cibo come mezzo di speculazione". Tra l'altro, sullo stesso problema non mancano le proteste dei poveri dei paesi ricchi, come è accaduto in Italia, in occasione del vertice FAO, da parte dei piccoli produttori, degli agricoltori e dei pescatori arrivati da oltre 70 paesi.

Insomma, pare che le questioni in ballo siano essenzialmente due: l'avidità e lo scambio di favori tra i potenti; la necessità di uno sviluppo sostenibile. Questioni che andrebbero però lette a partire da una riflessione che oggi non si può più eludere e che ha risvolti necessariamente etici: il mondo è unico ed ogni singola vita è collegata ad altre singole vite. Il che significa che siamo in un network di collegamenti che rendono chiare le responsabilità. Da sud a sud. Da nord a nord.

FAO: la fame, il signor Geddhafi e le 200 ragazze



La barzelletta del vertice FAO: in fin dei conti, la fame non ha mai preoccupato granché. Lo status, quello si che conta. Lo sanno bene in certi regimi, dove la rappresentazione sfarzosa del potere è una pietra miliare nel mantenimento del controllo e dei privilegi di status. Così abbiamo personaggi come Gheddafi e l'ambasciatore libico in Italia che alla vigilia del vertice si dilettano in una mega festa, in compagnia di 200 ragazze italiane reclutate e pagate come belle statuine nella propaganda religiosa. Perché il Corano è un libro religioso. Niente di amorale in tutto ciò. Soltanto la tristezza di sapere che i tempi per la Vita non ci sono ancora mentre sono ancora altissimi i costi che la Vita deve ancora pagare alla Rappresentazione sociale.

domenica 15 novembre 2009

FAO: la fame e le first ladies



Lunedì prossimo si terrà a Roma il vertice internazionale sulla Sicurezza alimentare della Fao. Nel frattempo, mentre il direttore generale della Fao, Jacques Diouf, digiuna per 24 ore (ottimo rimedio per la salute) e dorme una notte all'ingresso del palazzo della Fao su un materasso di gommapiuma, con l'obiettivo di sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema dell'insicurezza alimentare, arrivano le first ladies dei Paesi Non Allineati. Ci sarà anche Isabella Rauti, moglie del sindaco di Roma Gianni Alemanno, e capo del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio. L'obiettivo è quello di "mettere a confronto le varie esperienze volte ad assicurare l'accesso delle donne alla terra e al credito, per ridurre la fame nel mondo".
Donne e madri contadine e lavoratrici, la sicurezza alimentare è nelle vostre mani, nonché in quelle delle first-mogli.

sabato 14 novembre 2009

Ritiri quella norma: il privilegio del processo breve



Lo scrittore Roberto Saviano lancia un appello al presidente del consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, e dice: RITIRI QUELLA NORMA DEL PRIVILEGIO.

Riportiamo il testo:

"SIGNOR Presidente del Consiglio, io non rappresento altro che me stesso, la mia parola, il mio mestiere di scrittore. Sono un cittadino. Le chiedo: ritiri la legge sul "processo breve" e lo faccia in nome della salvaguardia del diritto. Il rischio è che il diritto in Italia possa distruggersi, diventando uno strumento solo per i potenti, a partire da lei.

Con il "processo breve" saranno prescritti di fatto reati gravissimi e in particolare quelli dei colletti bianchi. Il sogno di una giustizia veloce è condiviso da tutti. Ma l'unico modo per accorciare i tempi è¨ mettere i giudici, i consulenti, i tribunali nelle condizioni di velocizzare tutto. Non fermare i processi e cancellare così anche la speranza di chi da anni attende giustizia.

Ritiri la legge sul processo breve. Non è una questione di destra o sinistra. Non è una questione politica. Non è una questione ideologica. E' una questione di diritto. Non permetta che questa legge definisca una volta per sempre privilegio il diritto in Italia, non permetta che i processi diventino una macchina vuota dove si afferma il potere mentre chi non ha altro che il diritto per difendersi non avrà più speranze di giustizia".

Prima di lui si sono già espressi in tanti. Tale è l'evidente privilegio a favore dei colletti bianchi - a discapito del diritto di tutti alla giustizia, che sarebbe davvero inspiegabile l'assenza di contrapposizione da parte dei cittadini. Il processo breve è un privilegio che l'Italia non può permettersi, considerate le condizioni in cui versano le organizzazioni giuridiche. Non si accorciano i processi con una nuova legge ma con l'adeguamento di tutti i livelli organizzativi a standard di lavoro efficienti ed adeguati alle necessità operative.
Dopo l'ascolto delle storie raccontate da Saviano in televisione mercoledì scorso, storie di vite dedicate al sacrosanto diritto alla Vita, nella sua magnifica espressione di "Universale di Bellezza e Verità", l'odierno appello giunge come particolarmente appropriato nel Ricordare il gravissimo errore di chi sottovaluta il potere dell'accusa per i non privilegiati e non riconosce il diritto alla difesa.
Per chi ha "a cuore" la Vita non è proprio possibile accettare tale violazione dei principi di giustizia fondata sull'uguaglianza. Non è possibile non indignarsi, restando indifferenti.

venerdì 6 novembre 2009

Quell'uomo in croce


La polemica dei giorni scorsi sulla decisione della corte europea, in risposta al ricorso presentato da una cittadina, di proibire l'affissione del crocifisso nelle scuole pubbliche, si radica sicuramente nel diritto positivo che dall'Illuminismo in poi ha caratterizzato la politica moderna contro i pericoli della de-differenziazione sociale (di potere spirituale e di potere temporale). Ma se ci pensiamo un attimo, in fondo, sembra trattarsi di una decisione "religiosa", nel senso etimologico del termine, volta cioè a unire anziché dividere, ad includere anziché escludere, come, invece, avviene ogni qual volta prevalgono codici fondati su valori separativi e gerarchici, orientati alla razza, al genere, all'appartenenza (etnica, religiosa, etc.). Poi, però, mi viene in mente ciò che scrive Travaglio nel blog del quotidiano Il Fatto, citando la scrittrice italiana Natalia Ginzburg, ebrea e atea: “Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. È l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea dell’uguaglianza fra gli uomini fino ad allora assente… Perché mai dovrebbero sentirsene offesi gli scolari ebrei? Cristo non era forse un ebreo e un perseguitato morto nel martirio come milioni di ebrei nei lager? Nessuno prima di lui aveva mai detto che gli uomini sono tutti uguali e fratelli. A me sembra un bene che i bambini, i ragazzi lo sappiano fin dai banchi di scuola". In effetti, nel dibattito italiano odierno, nessuno è riuscito ad esprimere con tanta semplicità la propria difesa del crocifisso. Le ragioni addotte sono state varie, alcune banalissime, altre più sofisticate. In ogni caso, credo che la sentenza europea debba far riflettere, quanto meno sulle motivazioni della cittadina europea, oltre che sui risultati decisionali. Forse ha voluto ricordare che l'Europa è uno stato di diritto (positivo) e di doveri (con riferimento ai diritti), e che le specificità culturali (religiose) debbono restare doni preziosi per chi vuole coglierli e non domini di potere.

martedì 20 ottobre 2009

Nel nome del Sole: attività e rigenerazione


Il pianeta terra si accorge di essersi ammalato seriamente e vuole correre ai ripari con rimedi altamente tecnologici.

Da La Repubblica

NEW YORK - Pannelli solari in orbita. Biocarburanti estratti dalle alghe marine. Batterie per auto elettriche con autonomia di 600 km, e capaci di immagazzinare a lungo anche l'energia del vento. CO2 trasformato in metallo per essere catturato e sepolto nelle centrali a carbone. Sono "le cinque tecnologie che cambieranno tutto". Secondo un'inchiesta del Wall Street Journal queste innovazioni segneranno il nostro futuro. Salveranno il pianeta dal cambiamento climatico; ridurranno l'inquinamento; saranno il motore di un ciclo di sviluppo economico sostenibile, generando milioni di posti di lavoro nelle attività "verdi".

Rifiuti..a presto


TARANTO - Tre container diretti in Cina, verso un "legalmente" inesistente impianto di recupero, contenenti 63 tonnellate di rifiuti speciali costituiti da teli agricoli in polietilene, sono stati sottoposti a sequestro.
Il mercato dei rifiuti è fiorente più che mai.

mercoledì 14 ottobre 2009

L'Arte e la sua funzione nella società


Osservare l'Arte dal punto di vista sociologico significa comprendere il suo significato e la sua funzione nella società. Una risposta in tal senso viene data dal sociologo tedesco Niklas Luhmann quando osserva l'arte come un mezzo di comunicazione simbolicamente generalizzato che si presenta come equivalente funzionale del linguaggio. Per Niklas Luhmann, "la funzione dell'arte sta nell'offrire al mondo una possibilità di osservare se stesso a partire da possibilità escluse.L'opera d'arte stabilisce una propria realtà fittizia che si distingue dalla realtà abituale: realizza cioè una duplicazione del reale in una realtà reale ed una realtà immaginaria. L'arte mostra come in questo ambito fittizio, di possibilità che non si sono realizzate, può essere trovato un ordine. (...) All'interno del suo specifico ambito di realtà (fittizia) l'arte può sperimentare forme differenti: può imitare la realtà in riferimento ad un ideale di perfezione che come tale non è mai realizzato, può criticarla, può rivolgersi allo spettatore come individuo e condurlo ad osservare in un modo diverso che nel suo contesto quotidiano (come avviene nel romanzo). La funzione dell'arte, in altri termini, è offrire al mondo una possibilità di osservare se stesso, fa apparire il mondo all'interno del mondo: si può parlare allora di "arte del mondo" (Weltkunst) contrapposta all'"arte oggettuale" (Objetkunst). In questo si trova anche lo specifico paradosso dell'arte, che esso genera e risolve ad un tempo: il paradosso di ciò che è inosservabile o della necessità di ciò che è soltanto possibile (...).

Traduzione dal tedesco di Elena Esposito, in "Luhmann in glossario" (Franco Angeli editore)

lunedì 5 ottobre 2009

Anche l'Amianto in Calabria



Da La Repubblica

PRAIA A MARE - Si respirava anche l'amianto nel reparto della morte alla Marlane-Marzotto di Praia, l'industria tessile sotto inchiesta per i 120 casi di tumore - finora accertati - direttamente attribuibili alle condizioni di lavoro nello stabilimento, oltre ai morti di cancro, che non si sa ancora quanti siano, ma che potrebbero essere oltre 150.

Contro i danni dell'amianto e per poterlo riconoscere si può consultare anche il sito: http://www.arpa.emr.it/pubblicazioni/reggioemilia/notizie_389.asp

venerdì 2 ottobre 2009

Scudo fiscale: la migliore protezione...



Mentre ci si occupa di mogli, escort, veline e, per così dire, di very important person (VIP); mentre le fabbriche chiudono, aumentano i cassaintegrati, imperversa il degrado urbano, ambientale e, nell'insieme, i poveri di "casa nostra", compreso i professionisti non appartenenti al sistema "famiglia, sesso, denaro, potere", passa lo scudo fiscale.
Quale politica economica è questa? Attribuire ai fondi depositati all'estero la soluzione per i mali d'Italia è a dir poco ridicolo.
Con questa sorta di indulto per colletti bianchi (di vario genere), approvato anche per assenza dell'opposizione tutta, stiamo allo sbando più totale: ma di chi e di cosa si è occupato sinora lo Stato? Di chi e di cosa continua ad occuparsi?

mercoledì 23 settembre 2009

Obama: La democrazia non può essere esportata


Storico il discorso del presidente degli Stati Uniti all'Assemblea generale dell'ONU.

Il presidente Usa ha dichiarato che: "La democrazia non può essere esportata" e che
"la gente non è più disposta a tollerare chi è dalla parte sbagliata della storia. La vera leadership non sarà misurata dalla abilità nel mettere la museruola al dissenso, o nell' intimidire e molestare gli oppositori politici. Il mondo vuole cambiare pagina". (Da La Repubblica)

I tempi, però, non sono così maturi, vista la necessità di incontrare il Dalai Lama soltanto dopo la sua visita in Cina. Il dissenso, per il momento, è meglio tenerlo imbavagliato.

martedì 22 settembre 2009

Usa e Cina insieme per il clima


Alle preoccupazioni di Obama che avverte sulla possibile catastrofe irreversibile, il presidente cinese Hu Jintao si impegna a ridurre di "un margine notevole" ed entro il 2020, le emissioni di andiride carbonica per unità di pil. Si riferisce, probabilmente all'impianto di energia solare della capacità di 2GW di potenza verrà costruito nel deserto cinese a partire dal primo giugno prossimo, con tecnologia americana. Sarà l'azienda First Solar che promuoverà l’espansione dell’energia del sole anche mediante la diffusione di moduli solari a film sottile e mostrando le modalità secondo cui queste celle fotovoltaiche possono essere riciclate. Il termine previsto per la conclusione dei progetto è nel 2019.

giovedì 17 settembre 2009

Festival dell'Altra economia


L'articolo odierno di Rosaria Amato (La Repubblica) documenta la sfida dell'economia alternativa. Numeri alla mano, pare che nuove disposizioni economiche stiano facendosi breccia nell'economia mondiale. Non più un fenomeno di nicchia.
Biologico, finanza etica, energia rinnovabile, software libero e turismo responsabile saranno i temi centrali del Festival che si svolgerà a Roma. La Vita sta dettando le sue regole, pare.

martedì 15 settembre 2009

Banchieri ravvedetevi



Un Barack Obama ostinato, tanto ostinato da chiedere ravvedimenti anche agli squali di Wall Street. Questioni bollenti nelle sue mani: la sanità da una parte, il capitalismo finanziario dall'altra. Lui vuole nuove Regole.

Da la Repubblica:

"Più poteri alla banca centrale nel disciplinare i colossi del credito; nuove tutele ai risparmiatori e ai debitori con un´apposita authority federale; limiti alle super-retribuzioni dei banchieri. È un progetto per l´America e per il resto del mondo: è l´agenda che Obama proporrà al G-20 di Pittsburgh, ai leader europei e asiatici."

Obama redarguisce i "miracolati del dopo-Lehman. Quelli che furono salvati dalla bancarotta grazie a massicci aiuti statali – 2.500 miliardi di dollari – e ora dominano di nuovo le classifiche dei superstipendi":

«Voglio che tutti qua dentro ascoltino bene le mie parole. Non torneremo ai giorni dei comportamenti irresponsabili e degli eccessi incontrollati che furono la causa della crisi, quando troppi furono motivati solo dall´ingordigia. Wall Street non può riprendere la corsa al rischio senza curarsi delle conseguenze, non può aspettarsi che anche la prossima volta sia il contribuente a salvarla dalla caduta».

Obama:

"Erede della più grande recessione dagli anni Trenta, Obama si trova a gestire il 26% di tutta l´economia americana: la massima estensione dello Stato dalla seconda guerra mondiale. Il governo è azionista di maggioranza della General Motors (60%), del gigante assicurativo Aig, (80%), della Citigroup che fu la più grande banca del mondo. Nel frattempo i banchieri hanno accantonato in bilancio nel primo semestre di quest´anno ben 61 miliardi di dollari per remunerare se stessi e i loro trader che hanno ripreso a cavalcare speculazioni ad alto rischio. Per Obama non sarà semplice mettergli il guinzaglio. Il Congresso che deve approvare le nuove regole della finanza è già impantanato con la riforma sanitaria. Le lobby bancarie hanno aperto nuove succursali a Washington per irrorare i legislatori di finanziamenti generosi e annacquare le riforme. Un commento indiretto a questi comportamenti ieri è venuto dal tribunale federale che ha condannato Bank of America e Merrill Lynch per i 3,6 miliardi di bonus pagati ai dirigenti l´anno scorso, proprio all´apice del disastro. «Un insulto alle più elementari nozioni di giustizia e moralità», si legge nella sentenza. Ma nel silenzio dei banchieri che ieri ascoltavano la filippica di Obama non c´era l´ombra di un ravvedimento." (Federico Rampini)

lunedì 14 settembre 2009

Poesia di Italo Calvino


Aiuole obliate gialle d'erba, sa
Un cupo brusio smuoversi, allusione
Ad altre estati, cetonia blu-violetta,
enunciando noumeni oscuri: tutto fu,

sarà ed è in circolo: dunque è sempre
presente nelle eterne senescenze
e effervescenze d'ere, nel serpente
d'etere, seme, cenere, erbe secche.

Il cimitero delle navi radioattive


Mare, radioattività, morte. Di ciò tratta l'articolo odierno di Antonio Cianciullo (La Repubblica) che ricostruisce una sintetica cronistoria delle navi dei veleni (si consiglia vivamente di leggerlo):http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/cronaca/nave-veleni/cimitero-navi/cimitero-navi.html?ref=search
L'articolo riporta, tra l'altro, parte di un dialogo tra due boss della 'ndrangheta che, benché scontato (cos'altro potevamo aspettarci), lascia un senso di totale sconforto e tristezza. Uomini che hanno perso totalmente la bussola della Vita, ingranaggi robotici genuflessi davanti al padre-padrone dal nome Denaro-Potere che abdicano e disconoscono la grande Madre: il Mare senza confini. Ed il Mare, come si sa, tutto accoglie e tutto restituisce. Vita e Morte.


Così dicono gli uomini "furbi": "Basta essere furbi, aspettare delle giornate di mare giusto, e chi vuoi che se ne accorga?". "E il mare? Che ne sarà del mare della zona se l'ammorbiamo?". "Ma sai quanto ce ne fottiamo del mare? Pensa ai soldi che con quelli, il mare andiamo a trovarcelo da un'altra parte...".

Nel 1988, quando nessuno voleva la nave dei veleni: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/12/01/un-odissea-senza-fine-tutti-chiudono-le.html

sabato 12 settembre 2009

In Calabria il mercantile della morte


Di questo pomeriggio è la notizia ufficiale che in Calabria, dietro indicazioni di un pentito di mafia, è stata trovato un mercantile pieno di fusti di rifiuti radioattivi (sarebbero 120). Grazie all'assessorato all'ambiente che ha messo a disposizione i fondi necessari (in procura mancano anche quelli per le fotocopie) è stato possibile individuare la nave e fotografarla. Sarebbe una di tre navi piene di veleno mortale fatte sparire nei nostri mari. "Certo, per avere la certezza matematica di cosa ci sia in quei fusti occorre aspettare che vengano tirati fuori dall'acqua e analizzati. Ma a questo punto il quadro sembra completo anche in considerazione della presenza di un'altra nave nei fondali di Amantea, la Jolli Rosso e del recente ritrovamento in zona di una collina di rifiuti radioattivi. Per non parlare dell'aumento dei tumori sulla costa, sui quali indaga proprio la Procura di Paola" (Da La Repubblica)
Non sarà facile procedere nel recupero dei rifiuti radioattivi. L'operazione è rischiosa. Molto. "A quella profondità - dice il Procuratore Capo - la pressione è tale che non si sa fino a che punto dei fusti possano reggere senza spargere il loro contenuto in mare. E non sappiamo quanto siano isolati" (ibidem).
Qui non ci sono in ballo i soldi dei risparmiatori o la reputazione di qualche leader. Qui è in ballo la Vita umana di civili innocenti che abitano le coste dei nostri mari. Perché il mare non ha confini e porta tutto con sé, ovunque vada la corrente.
Qui c'è da riflettere seriamente. Non si può più eludere l'ineluttabile realtà che siamo tutti legati, l'uno all'altro: ciò che accade in una parte del mondo ha conseguenze su tutte le altre. Il che significa che la Mafia non è soltanto cosa di Sicilia o del Sud d'Italia. La Mafia è cosa che riguarda tutti.
Non è proprio più possibile affermare monoculture ed etnocentrismi. Azioni orientate in tal senso dovrebbero essere perseguite penalmente, subito.

lunedì 17 agosto 2009

Transition town: l'orto condiviso


Il contagio ecologista avanza. Così, tra GAS (gruppi di acquisto solidali) e Transition town, movimento di origine britannica, avanzano gli orti pigri e le dinamiche idee-azioni di chi sogna l'utopia della "vita prima di tutto".

L'articolo di STEFANIA PARMEGGIANI (La Repubblica) sull'esperienza bolognese si riferisce a tale risveglio che non esclude il coinvolgimento dei politici locali:

"(...) Monteveglio, cinquemila anime in provincia di Bologna, è la prima città italiana di transizione. I suoi abitanti si stanno facendo contagiare da un gruppo di ecosognatori che hanno aderito a "Transition town", movimento nato in Irlanda nel 2005 e definito dal Guardian "un esperimento sociale su vasta scala". Oggi in Europa, Giappone, Usa, Canada, Australia, Sud Africa e Nuova Zelanda vivono persone che perseguono lo stesso obiettivo: convertire i centri abitati a un'esistenza ecologica che possa fare a meno del petrolio e dei suoi derivati. Tengono il conto dei barili di greggio estratti, sono certi che la decrescita economica ed energetica sia inevitabile, ma la vedono come un'opportunità. Non alzano la voce e non organizzano azioni dimostrative. Svuotano il mare con un secchiello.

A Monteveglio si praticano quei piccoli accorgimenti che possono migliorare la qualità della vita rispettando l'ambiente: orti in condivisione tra chi ha la terra e chi solo un terrazzo, patate in sacchi di juta per chi non ha spazio, giardini archeologici per specie ormai dimenticate. Chi non ha tempo o voglia di zappare sceglie l'agricoltura sinergica, suda all'inizio e poi guarda crescere, quasi da solo, il suo "orto pigro".

Sono decine le famiglie che aspirando all'autosufficienza alimentare riescono ad evitare i supermercati almeno per frutta e verdura. Altre si uniscono in gruppi di acquisto energetico e installano pannelli solari o impianti fotovoltaici. La vecchia tazza sbeccata, invece di essere buttata, viene affidata al mercatino del riuso che mette in contatto chi cerca e chi offre. L'euro esiste ancora, ma non sarà il solo denaro a circolare: presto potrebbe arrivare anche una moneta locale.

Cristiano Bottone, rappresentante del movimento, spiega che il contagio ecologista, partendo dal basso ha finito con il bussare in municipio: "Gli amministratori stanno lavorando a un piano di riorganizzazione energetica dell'intero paese. Stanno raccogliendo dati per capire quali sono i giorni, le ore e le strade in cui la dispersione è maggiore. Partiranno da lì per ridurre i consumi". Tra i contagiati una fattoria biologica: "Il proprietario sta pensando di trasformarla in una realtà libera dai combustibili fossili". Lentamente, passo dopo passo, in paese si sta diffondendo l'idea che si può vivere in un mondo più pulito. Basta darsi da fare (...)".

lunedì 3 agosto 2009

Si chiama Sanità?




Considerata la cronaca di questi giorni sulla sanità italiana, nella fattispecie pugliese, che non si discosta granché dai fatti di "malasanità" a cui siamo abituati da tempo, le belle intenzioni di Obama ci sembrano una meravigliosa utopia che vuole tradursi in vitale realtà.
Avrà da lavorare parecchio il Presidente. Infatti le lobby della sanità "Compagnie assicurative, medici, industrie hi-tech, avvocati: una macchina da guerra per bloccare la riforma (...) sono già pronte per giocarsi il tutto per tutto", come scrive il corrispondente di La Repubblica, Federico Rampini.
La sanità americana rappresenta per davvero l'emblema della società che ha dimenticato il punto di partenza: la vita che non si differenzia al suo interno, che vuole essere esattamente ciò che è, esprimendosi per ciò che è, senza alcuna invadenza esterna.
Sarà dura eccome. Ma leggiamo alcuni passi dell'articolo: "Con i costi medici più alti del mondo, una pressione finanziaria insostenibile sia per lo Stato che per i privati, e 47 milioni di cittadini sprovvisti di ogni copertura in caso di malattia, la questione-salute è un groviglio di problemi irrisolti da decenni. Forse inestricabili, per i potenti interessi economici coinvolti." Pare che "per azzoppare il presidente si è messa in movimento la formidabile macchina da guerra del "capitalismo sanitario". Con mezzi finanziari illimitati, campagne pubblicitarie dai toni angoscianti, tattiche calunniose. (...) Compagnie dalle polizze-salute esose. Medici-capitalisti, azionisti degli stessi ospedali dove prescrivono ai pazienti le analisi su cui loro prelevano una percentuale. Industrie hi-tech delle apparecchiature biomediche. Avvocati specializzati nei processi per "errore medico", i pescecani del contenzioso giudiziario che costringono anche i dottori più onesti a proteggersi moltiplicando procedure inutili." Bella coalizione, non c'è che dire. "E' la stessa coalizione di poteri forti che nel 1993 fece deragliare la riforma di Bill e Hillary Clinton, e diede un duro colpo alla credibilità di quell'amministrazione."
Insomma, Obama ha tirato dal cappello il fantasma della vita umana che resiste alla sua mercificazione. Il resto? chiacchiere inutili. Nessuna istanza etica può essere giocata per contrapporsi all'utopia Obama, proprio nessuna. Chi ci prova sta giocando al vecchio "doppio gioco".

martedì 14 luglio 2009

Orti insorti


Il 21 luglio si terrà, presso il museo Cervi di Gattatico (tra Parma e Reggio Emilia), lo spettacolo teatrale dal titolo "Orti insorti" (nell'ambito del Festival teatrale di Resistenza), il cui costo del biglietto consiste in "un fiasco di vino, un pezzo di grana e via". L'autrice e protagonista dello spettacolo, Elena Guerrini, ha voluto riportare in memoria forme di socialità e di scambio decurtate del costo aggiuntivo del danaro. La specifica modalità di scambio tra l’Arte (artista) e il fruitore (termine poco felice), coerentemente con l’idea del festival, vuole quindi essere una resistenza all’invadenza della sperequazione generata dal plusvalore, ed un recupero di condizioni preesistenti di attribuzione di senso, date appunto, anche, dal Baratto.
Tali tentativi di resistenza non sono certamente nuovi. Hanno già connotato l’opera di tanti artisti ispirati dalla propria “umana” e sofferta alienazione (estraneità) nei confronti del Mondo esperito, lasciandosi guidare dal Senso (forma umana di elaborazione dell’esperienza) e dal potere creativo del possibile altrimenti, in viaggi che oltrepassano i confini attuali di tempo e spazio.
Di viaggi, tuttavia, ve ne possono essere tanti anche se, a ben vedere, per lo più orientati verso due direzioni: l'ancoraggio a Memorie e a Radici culturali che resiste allo scorrere degli eventi tipici del divenire delle cose. In questo caso, si rispolverano identità, metodologie e conoscenze sul mondo ispirate dal potere dei paradossi, della magia, della riproposizione, anche in chiave ermeneutica, di antichi e misteriosi saperi, etc. All’opposto, l'immersione negli eventi della vita, replicando e rappresentando spezzoni usa e getta di vita quotidiana, ad uso e consumo dello stesso divenire. La sofferenza viene quindi esorcizzata mediante ulteriore sofferenza, la verità è tale soltanto nei laboratori e nella aule dei tribunali, l’interrogazione si realizza nelle aule scolastiche, le identità sono optional, e così via.
In mezzo, con-fusioni più o meno bilanciate.
Ma siamo sicuri che l'Arte si possa esprimere soltanto in tal senso?
Se riteniamo che essa non sia mera rappresentazione del già conosciuto e vogliamo mantenerne la sua essenza creativa, dobbiamo attribuirle capacità di sintesi creativa e cercarne la sua espressione in ogni tentativo di varcare i limiti del nuovo e del vecchio, dell'assoluto e del relativo, del mistero e dell'evidenza, dell'intuizione e della riflessione, nella matura consapevolezza che di certezza ve n'è una sola: il filo conduttore che anima ogni cercare è la vita, ogni Singola Vita, che è l'espressione d'Arte originaria e assoluta.
Soltanto a partire da qui e da ogni evento che rimanda alla vita, in tutta la sua umile potenza, può esserci resistenza e proposizione di nuove condizioni - non alienanti, di esistenza, nel pieno rispetto della Creazione.
Detto ciò, mi auguro che lo spettacolo di cui sopra, ma anche l'intero festival, con le sue buone potenzialità, possa esprimersi al massimo, dando spazio non soltanto alle "antichità".

mercoledì 1 luglio 2009

I fatti di Genova



Il pubblico ministero accusa l'ex capo della polizia De Gennaro e chiede due anni di carcere per i fatti sanguinosi del 2001 avvenuti, in concomitanza del G8 e ai danni dei giovani no global, presso la scuola Diaz di Genova. .
Ricordo molto bene quei fatti anche per i racconti di un caro amico dell'epoca - no global e, soprattutto, pacifista, che a Genova si trovò coinvolto e amaramente riportò la sua testimonianza che mi fece davvero rabbrividire.
Non deve più accadere. Che giustizia sia fatta.

martedì 30 giugno 2009

Bernard Madoff e l'America



A pochi giorni dalla morte "farmacologica" del Re del pop, abbiamo la condanna del truffatore Bernard Murdoff, a soli sei mesi dalla scoperta del buco da 65 miliardi nei suoi fondi.
In America non ci sono dubbi: il sacrosanto diritto alla proprietà - alla fine - viene rispettato. Che si tratti del proprio corpo o del proprio conto in banca non importa. In America si può! Purché non si ostacoli la circolazione (di danaro).

domenica 28 giugno 2009

Uomini e Donne in Amore e in Mafia




Quelle donne a Sud di Gomorra

di ROBERTO SAVIANO

ESSERE donna in terra criminale è complicatissimo. Regole complesse, riti rigorosi, vincoli inscindibili. Una sintassi inflessibile e spesso eternamente identica regolamenta il comportamento femminile in terra di mafie. È un mantenersi in precario equilibrio tra modernità e tradizione, tra gabbia moralistica e totale spregiudicatezza nell'affrontare questioni di business. Possono dare ordini di morte ma non possono permettersi di avere un amante o di lasciare un uomo. Possono decidere di investire in interi settori di mercato ma non truccarsi quando il loro uomo è in carcere. Durante i processi capita spesso di vedere donne accalcate negli spazi riservati al pubblico, mandano baci o semplici saluti agli imputati dietro le gabbie. Sono le loro mogli, ma spesso sembrano le loro madri. Vestirsi in maniera elegante, curarsi con smalti e trucco mentre tuo marito è rinchiuso, è un modo per dire che lo fai per altri. Tingersi i capelli equivale a una silenziosa confessione di tradimento. La donna esiste solo in relazione all'uomo. Senza, è come un essere inanimato. Un essere a metà. Ecco perché le vedi tutte sfatte e trascurate quando hanno i mariti in cella. È testimonianza di fedeltà. Questo vale per i clan dell'entroterra campano, per certa 'ndrangheta, per alcune famiglie di Cosa Nostra. Quando invece le vedi vestite bene, curate, truccate, allora il loro uomo è vicino, è libero. Comanda. E comandando riflette sulla sua donna il suo potere, lo trasmette attraverso la sua immagine. Eppure le mogli dei boss carcerati, sciatte sino a divenire quasi invisibili, sono spesso quelle che facendone le veci più comandano.

Tutte le storie delle donne in terra criminale si somigliano, sia che abbiano un destino tragico sia che riescano a galleggiare nella normalità. In genere marito e moglie si conoscono da adolescenti e celebrano il loro matrimonio a venti, venticinque anni. Sposare la ragazza conosciuta da piccola è la regola, è condizione fondamentale perché sia vergine. In genere, invece, all'uomo è permesso di poter avere amanti, ma il vincolo dato dalle loro mogli negli ultimi anni è che siano straniere: russe, polacche, rumene, moldave. Tutte donne considerate di secondo livello, incapaci di costruire una famiglia, secondo loro, di educare i figli come si deve. Mentre farsi un'amante italiana o peggio del proprio paese sarebbe destabilizzante, e un comportamento da punire. Attraverso la sessualità passa molta parte della formazione di un uomo e di una donna in terra di mafia. "Mai sotto una femmina" è l'imperativo con cui si viene educati.

Se mentre fai l'amore, decidi di stare sotto, stai scegliendo pure di sottometterti nella vita di tutti i giorni. Farlo per puro piacere ti condannerà, nella loro logica, a sottometterti. "Mai sesso orale". Riceverlo è lecito, praticarlo a una donna è da "cani". "Non devi diventare cane di nessuno". Vecchio codice a cui si attiene ancora molta parte delle nuove generazioni di affiliati. E regole anche più rigide valgono pure al di fuori dell'Italia. La Yardie, la potente mafia giamaicana egemone in molti quartieri londinesi e newyorkesi, oltre che a Kingston, ne è un esempio. Vietato praticare sesso orale e riceverlo, vietato sfiorare l'ano delle donne e avere rapporti anali. Tutto questo è considerato sporco, omosessuale (i gay sono condannati a morte nella cultura mafiosa giamaicana), mentre il sesso dev'essere una pratica forte, maschile e soprattutto ordinata. Senza baci. La lingua serve per bere, un vero uomo non la usa se non a quello scopo.
Gli affiliati delle cosche sono ossessionati non solo dalla loro virilità, ma da come poterla esercitare: farlo secondo la rigida applicazione di quegli imperativi categorici, diviene un rito con cui si riconfermano il loro potere. Valgono, quelle norme chiare e inderogabili, in pressoché tutti i paesi di 'ndrangheta, camorra, mafia e Sacra Corona Unita. E sono, a ben vedere, qualcosa in più del semplice specchio di una cultura maschilista. Nulla come quel codice sessuale dice forse come in terra di criminalità non possa esistere ambito che si sottragga alle logiche ferree di appartenenza, gerarchia, potere, controllo territoriale. Potere sulla vita e sulla morte, di cui la morte subita o data è posta a fondamento. E chi crede di poter esserne libero, si sbaglia. Il controllo della sessualità è fondamentale. Anche corteggiare diventa marcare il territorio. Avvicinarsi a una donna significa rischiare un'invasione territoriale.

Nel 1994 Antonio Magliulo di Casal di Principe tentò di corteggiare una ragazza imparentata con un uomo dei casalesi e promessa in matrimonio a un altro affiliato. Magliulo le faceva molti regali, e intuendo forse che la ragazza non era felicissima di sposare il suo fidanzato, insisteva. Era invaghito di questa ragazza assai più giovane di lui e la corteggiava come dalle sue parti è abituale. Baci Perugina a San Valentino, un collo di pelliccia di volpe a Natale, "postegge" ossia attese fuori dal luogo di lavoro nei giorni normali. Un giorno in piena estate un gruppo di affiliati del clan di Schiavone lo convocò per un chiarimento al lido La Scogliera di Castelvolturno. Non gli diedero neanche il tempo di parlare. Maurizio Lavoro, Giuseppe Cecoro e Guido Emilio gli tirarono una botta in testa con una mazzola chiodata, lo legarono e iniziarono a ficcargli la sabbia in bocca e nel naso. Più inghiottiva per respirare più loro lo ingozzavano. Rimase strozzato da una pasta di sabbia e saliva che gli si è cementificata in gola. Fu condannato a morte perché corteggiava una donna più giovane, col sangue di un importante affiliato, già promessa in moglie.

Corteggiare, chiedere anche solo un appuntamento, passare una notte insieme è impegno, rischio, responsabilità. Valentino Galati aveva diciannove anni quando è sparito il 26 dicembre 2006 a Filadelfia, che non è la città fondata dai quaccheri americani, ma un paese in provincia di Vibo Valentia, fondato da massoni. Valentino era un ragazzo vicino alla ndrina egemone. Aveva sangue ndranghetista e quindi divenne ndranghetista, lavorava per il boss Rocco Anello. Quando questi finisce in galera per aver organizzato un sistema di estorsioni capillare (per una piccola tratta ferroviaria ogni impresa che vi partecipava doveva pagargli 50 mila euro a chilometro), sua moglie Angela ha sempre più bisogno di una mano da parte della ndrina per andare avanti. Spesa, pulizia della casa, accompagnare i bambini a scuola. A Valentino capita di essere uno dei prescelti. Così lentamente, quasi naturalmente, nasce una relazione con Angela Bartucca. Punirlo è indispensabile e quando non lo si vede più girare per il paese, nessuno si stupisce.

Condannato a morte perché è stato con la moglie del boss. Solo sua madre Anna non vuole crederci. Suo figlio amante della moglie di un boss? Per lei è impossibile: è divenuto da poco maggiorenne, è troppo piccolo. Ammette che Angela veniva anche in casa a prendere il caffè, e da quando suo figlio è sparito, non si è fatta più vedere. Ma per la madre di Valentino questo non dimostra nulla. "Mio figlio non c'entra niente con questa storia". Insiste a credere vi siano altri motivi, ma per la magistratura antimafia non è così. Per lungo tempo Anna ha dormito sul divano perché lì c'era il telefono ed ha aspettato una chiamata di suo figlio, terrorizzata che in camera da letto potesse non sentire il suono "dell'apparecchio", come a sud lo chiamano. Così, alla fine, la madre di Valentino si chiude nel silenzio di un dolore che rispetta il silenzio dell'omertà, continuando a negare contro ogni evidenza.

La stessa sorte era già capitata a Santo Panzarella di Lamezia Terme, ammazzato nel luglio del 2002. Santo si era innamorato di Angela Bartucca quattro anni prima. Sempre lei. Gli hanno sparato contro un caricatore, convinti di averlo ucciso lo hanno messo nel portabagagli. Ma Santo Panzarella non era morto. Scalciava nel portabagagli. Così gli hanno spezzato gli arti inferiori per non farlo continuare a intralciare con i calci il suo ultimo viaggio; infine gli hanno sparato in testa. Di lui è stata ritrovata solo una clavicola, che ha però permesso di far partire le indagini. Anche lui condannato a morte per aver sfiorato la donna sbagliata. Valentino quindi forse sapeva di rischiare la pelle, ma ha continuato lo stesso ad avere una relazione con quella donna proibita.

Ci si immagina Angela Bartucca come una sorta di donna fatale, una mantide come i giornali l'hanno spesso chiamata, capace con la propria seduzione di far superare persino la paura della morte. Una donna che amava e amando condannava a morte. Ma in realtà a vederla non sembra essere così come vuole la leggenda. Dalle foto si vede il viso di una ragazzina, carina, la cui colpa principale era la voglia di vivere. Un marito in carcere per le donne di mafia significa astinenza totale. Di affetti e di passione. Solo i boss maturi, se sono sposati con donne più giovani e sono condannati a pene pesantissime, permettono che le mogli possano avere qualche marito sostitutivo. Quasi sempre si preferisce il prete del paese quando disponibile o un fratello, un cugino, un parente comunque. Mai un affiliato non del sangue del boss, che godendo del rapporto con la donna potrebbe assumerne in qualche modo di riflesso il carisma e sostituirlo.

Molte donne vestono di nero, anche quelle giovani, e quasi perennemente. Lutto per un marito ucciso. Lutto per un figlio. Lutto perché è stato ucciso un fratello, un nipote, un vicino di casa. Lutto perché è stato ammazzato il marito di una collega di lavoro, lutto perché è stato assassinato il figlio di un lontano parente. E così c'è sempre un motivo per tenere il vestito nero. E sotto il vestito nero si porta sempre un panno rosso. Le anziane signore indossavano una maglietta rossa, per ricordare il sangue da vendicare, le giovani donne indossano un intimo rosso. Un ricordo perenne del sangue che il dolore non fa dimenticare, anzi il nero accende ancora più il colore terribilmente intimo della vendetta.

Rimanere vedove in terra criminale significa perdere quasi totalmente l'identità di donna e ricoprire soltanto quella di madre. Se resti vedova puoi risposarti solo con il consenso dei figli maschi. Solo se ti risposi con un uomo dello stesso grado del padre (o superiore) all'interno delle gerarchie mafiose. Ma soprattutto solo dopo sette anni di astinenza sessuale e osservazione rigida del lutto. Perché gli anni della vedovanza dovevano corrispondere al tempo che secondo le credenze contadine un'anima ci metteva per raggiungere l'aldilà. Così si aspettava che l'anima arrivasse nell'altro mondo, perché se ancora stava in questo avrebbe potuto vedere la moglie "tradire" con un altro. Antonio Bardellino, boss carismatico di San Cipriano d'Aversa, tendeva a liberare le vedove da queste regole medievali e da questo perenne dolore imposto. In paese molti ricordano che fino a quando comandò, don Antonio diceva: "Si mettono sette anni per raggiungere il paradiso, noi andiamo da un'altra parte. E quella parte si raggiunge presto, int' a nà nuttata".

Ma quando fu fatto fuori Bardellino arrivò l'egemonia degli Schiavone, e tornarono le vecchie regole sessuali. Nell'agosto del 1993 Paola Stroffolino fu scoperta con un amante. Lei moglie di un boss molto importante, Alberto Beneduce, tra i primi ad importare cocaina e eroina direttamente sulle coste del Casertano. Dopo che Beneduce fu ucciso, lei non rispettò i sette anni di vedovanza e intraprese una relazione con Luigi Griffo. Il clan decise che un atteggiamento del genere era irriguardoso nei confronti del vecchio boss. E così per eseguire la punizione scelsero un suo caro amico, Dario De Simone. Invitò la coppia in una masseria di Villa Literno con la scusa di volergli far assaggiare le prime mozzarelle dell'estate. Un solo colpo alla testa per l'uomo e uno per la donna. Non di più per due infami che avevano insultato la memoria e l'onore del morto. Poi, aiutato da Vincenzo Zagaria e Sebastiano Panaro, l'uomo che aveva mostrato la sua lealtà uccidendo scaraventò i corpi in fondo ad un pozzo molto profondo a Giugliano.

Sandokan, cioè Francesco Schiavone, e suo fratello furono accusati come mandanti. La vedova di un boss è intoccabile, ma se si sporca con un altro uomo, perde lo status di inviolabilità. I pentiti che cercavano di superare l'incredulità dei giudici, diedero una risposta che è anche una sintesi eccezionale: "Dottò, ma scopare qui è peggio che uccidere. Meglio se uccidi la moglie di un capo. Forse puoi essere perdonato, ma se ci scopi sei morto sicuro". Amare, decidere di fare l'amore, baciare, regalare qualcosa, fare un sorriso, sfiorare una mano, provare a sedurre una donna, esserne sedotto può essere un gesto fatale. Il più pericoloso. L'ultimo. Dove tutto è legge terribile, i sentimenti e le passioni che non conoscono regole condannano a morte.

sabato 27 giugno 2009

Un tributo a Michael Jackson

Mostri si diventa


Da un popolare spettacolo di successo rappresentato a Broadway nel 1908 (Zangwill Israel, The Melting pot, New York: Macmullan, 1933):

"L'America è il crogiuolo di Dio, la grande pentola nella quale tutte le razze di Europa si mescolano e rinascono! Eccovi arrivati, buona gente - io penso - quando vi vedo ad Ellis Island; e ve ne state divisi in cinquanta lingue e con le vostre storie e con le vostre ancestrali rivalità. Ma non sarete più quelli, fratelli, perché il fuoco di Dio vi forgerà...tedeschi e francesi, irlandesi e inglesi, ebrei e russi, nel suo crogiuolo. Così Dio crea l'americano"

Come si sa, l'unico crogiuolo riguardò gli affini WASP (White, Anglo-Saxon Protestant), tant'è che l'America dovrà attendere il 1960 per avere un presidente cattolico (Johan F. Kennedy) e il 2008 per un presidente nero e figlio di immigrati (Barack Obama). Nel frattempo, l'America ha mietuto vittime tra gli homme copy che cavalcavano l'onda dell'assimilazione.

In tutto ciò Michael Jackson, il più eclatante risultato del trasformismo immolato alla fiction americana del successo per tutti. Il mostro, come realtà deformata che si colloca tra l'osceno e il grottesco, ha pagato non solo sulla sua pelle ma sulla sua Vita - è il caso di dirlo, la devastazione di una società che non riflette e che ciecamente segue gli indici di mercato. Il Capitale, annientatore di identità, sigla etichette e garantisce posti al sole tra il popolo dei VIP (very important person), purché paghino, e Jackson, l'EROE per eccellenza, ha pagato profumatamente.
Che l'America non lo dimentichi e lo riconosca tra i suoi, più leali, sostenitori.

sabato 20 giugno 2009

Bambini giocate in silenzio




Notizia di oggi dice che in Italia è in atto una tendenza normativa a favore degli adulti e contro la partecipazione dei bambini. Gli adulti necessitano silenzio e non sopportano sentire i bambini giocare.

Così la giornalista Maria Novella De Luca:

(...) "Bambini giocate in silenzio" Dall'asilo ai parchi sempre più divieti.
Vietato giocare a pallone, vietato fare rumore, vietato far saltare lo skateboard, vietato far merenda sulle panchine, vietato far scoppiare i palloncini. Ma soprattutto vietato giocare ridendo e saltando, a volte strillando, perché è così che fanno i bambini, che hanno timbri alti, allegri, acuti, rompitimpani, è vero, ma pur sempre più intonati di un clacson o di una marmitta truccata.
L'Italia e l'estate dei divieti per i minori di 10 anni registra da ieri un altro record: un giudice di pace di un piccolo comune in provincia di Pavia ha imposto ai bambini di una scuola materna di giocare "in silenzio". E ha intimato agli insegnanti del micronido "Gavina" di Stradella, undicimila abitanti nell'Oltrepò Pavese, di vigilare affinché i baby disturbatori di due, tre, quattro anni, alcuni ancora muniti di ciuccio e pannolino, non si avvicinino troppo a quell'area del cortile che confina con il condominio a fianco, per non disturbare la quiete dei vicini. Non importa poi se in quell'area off limits ci sono le altalene e gli scivoli. Gli adulti non vanno disturbati, punto. (...)"

Ricordo una pubblicità che su sfondo rosso riportava la scritta La neve cade in silenzio perché è molto educata (Pubblicità Chicco, 2001). Lo sfondo rosso - che rimanda al linguaggio dei sentimenti e dell’affettività, si collegava alla norma del linguaggio scritto che invitava i bambini a mostrarsi educati e silenziosi. Come dire: "bambini non partecipate, siate silenziosi - non abbiate voce in capitolo e - se volete sentirvi dire che siete ben educati, accogliete tutto ciò che gli adulti vi propinano, a partire dall’abbigliamento da indossare".
Che il mercato abbia bisogno di acquirenti silenti e costretti alle mode del momento, non abbiamo dubbio. Ma che anche la politica, con le sue leggi, ricorra a norme che riducono al silenzio già a partire dalla più tenera età, mi sembra alquanto preoccupante. Anche perché, nel tempo, in silenzio non si resta poi tanto, si vuole partecipare eccome e se non si può con "le buone" ci son sempre "le cattive"...

martedì 16 giugno 2009

Camorra, morte in diretta di una vittima innocente



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Ma è solo un incidente di percorso...la vita umana? un optional.

sabato 13 giugno 2009

Le ronde nere



La notizia odierna dei 2.100 cittadini italiani (volontari) pronti ad indossare la divisa del nascente Partito nazionalista italiano per pattugliare le strade 24 ore su 24, affiancando le ronde padane, non appena sarà in vigore il disegno di legge sulla sicurezza, mi ha fatto inizialmente sorridere perché leggevo mentre mi preparavo a disfarmi di tanti oggetti che avevo conservato nel tempo, riflettendo sulla loro inutilità. Ho però poi provato una grande tristezza, una sensazione quasi mortifera nell'immaginare la condizione di immutabilità in cui versano molti individui intrappolati nel meccanismo coattivo della ripetizione dovuta all’assenza di elaborazione del passato sul piano della riflessione e della consapevolezza.
Si sa, infatti, che la Vita - primo evento creativo in assoluto, non potrebbe sussistere in condizioni di automatismi.
Per molto tempo sono stata affascinata da una filosofia della storia fondata sulla visione moderna di un tempo lineare. Oggi considero rilevanti prospettive differenti che accolgono il mito dell'origine, quindi gli archetipi e la ripetizione. Ciò nonostante, ma forse proprio per questo, mi vengono in mente le riflessioni preoccupate dello psicoanalista Karl Gustav Jung nel suo tentativo di rompere le coazioni mortifere in nome della vita. Nella fattispecie è significativo il titolo del suo breve scritto "L'importanza del padre nel destino dell'individuo".
Così come il caso clinico di due donne legate da una estrema dipendenza al padre e che "trascorsero la vita intrappolate nel cerchio magico della costellazione familiare", cercando – senza riuscirci e fino alla malattia, un compagno di vita che il più possibile gli rassomigliasse, questo rigurgito di velleità giustiziere pare essere un ricorso “coattivo” alla norma, fardello tipicamente paterno - come si sa.
Non so quanto la presenza di Gheddafi abbia sollecitato ulteriormente la fantasia dei nostri, pronti a diventare amazzoni di Gaetano Saia, il “colonnello” che si vuole a capo dei “volontari” guardiani della Nazione.

sabato 23 maggio 2009

Per Mauro Rostagno




Il delitto mafioso fu la pista percorsa immediatamente dagli inquirenti (carabinieri e polizia) e dal magistrato Franco Messina. Sembrò suffragata dal ritrovamento, otto mesi dopo, del cadavere di un tecnico dell’Enel, Vincenzo Mastrantoni: costui era l’autista del boss mafioso Vincenzo Virga. Mastrantoni aveva tolto l'energia elettrica nella zona, la notte del delitto. Tale ipotesi viene però abbandonata e nel 1996 la procura di Trapani segue la pista del traffico di sostanze stupefacenti che a loro dire si svolgeva presso la comunità Saman co-gestita da Rostagno ed invia mandati di cattura ad alcuni ospiti della comunità, quali esecutori materiali del delitto. Abbandonata anche questa pista riprendono le ipotesi su quella mafiosa ma nel gennaio 2007 il giudice Antonio Ingroia ne chiede l'archiviazione.
Oggi - dopo più di venti anni dalla morte di Rostagno, grazie alla nuova apertura delle indagini richiesta dai cittadini italiani, si giunge alla verità: mandante dell'omicidio è il boss trapanese Vincenzo Virga, mentre l'esecutore materiale è Vito Mazzara, noto esponente mafioso di Trapani, entrambi già detenuti per altri reati. GRAZIE!