lunedì 16 novembre 2009

FAO: la Fame, la Borsa, la Vita



Di fame si muore e i morti sono soprattutto i poveri dei paesi poveri. Perché preoccuparsene? Il presidente della Commissione europea José Barroso ha la risposta che soddisfa: "un mondo dove un miliardo di persone sono affamate è non solo una macchia sulla nostra coscienza collettiva, ma anche una crescente minaccia per la Sicurezza Mondiale".
Per sfatare l'insicurezza sono necessari fondi, denaro per intenderci. La cifra calcolata è di 44 miliardi di dollari da destinare allo sviluppo agricolo e alle infrastrutture dei Paesi poveri. Tuttavia:
1) Non tutti i paesi ricchi sono disposti a destinare fondi cospicui nel capitolo "fame nel mondo". Per restare in ambito italiano, basti pensare che dei contributi che i cittadini italiani versano allo stato mediante l'8 per mille, ben 10 milioni e 586 mila euro vanno a restauri e interventi a favore di immobili ecclesiastici, contro gli 814 mila euro per la fame nel mondo. Sullo scandalo italiano dei fondi 8 per mille - compreso quelli destinati alla ricostruzione post terremoto - si veda l'articolo di Carmelo Lopapa su La Repubblica.
3) I potenti dei paesi poveri non hanno alcun interesse a sollevare la propria popolazione dalla fame. Ciò è evidente soprattutto in Africa.
2) C'è un problema di sopravvivenza del pianeta, piuttosto che di sicurezza, collegato al degrado ambientale e ai metodi di produzione alimentare, come osserva l'attuale Papa: "i metodi di produzione alimentare impongono un'attenta analisi del rapporto tra lo sviluppo e la tutela ambientale. Il desiderio di possedere e di usare in maniera eccessiva e disordinata le risorse del pianeta è la causa prima di ogni degrado dell'ambiente".
3) Secondo le ONG (Organizzazioni Non Governative), la stessa FAO, anziché occuparsi delle zone rurali - dove è concentrato l'80 per cento delle persone che soffrono la fame - e di promuovere i piccoli produttori locali, stringe alleanze con le multinazionali "che utilizzano il cibo come mezzo di speculazione". Tra l'altro, sullo stesso problema non mancano le proteste dei poveri dei paesi ricchi, come è accaduto in Italia, in occasione del vertice FAO, da parte dei piccoli produttori, degli agricoltori e dei pescatori arrivati da oltre 70 paesi.

Insomma, pare che le questioni in ballo siano essenzialmente due: l'avidità e lo scambio di favori tra i potenti; la necessità di uno sviluppo sostenibile. Questioni che andrebbero però lette a partire da una riflessione che oggi non si può più eludere e che ha risvolti necessariamente etici: il mondo è unico ed ogni singola vita è collegata ad altre singole vite. Il che significa che siamo in un network di collegamenti che rendono chiare le responsabilità. Da sud a sud. Da nord a nord.

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