lunedì 17 agosto 2009

Transition town: l'orto condiviso


Il contagio ecologista avanza. Così, tra GAS (gruppi di acquisto solidali) e Transition town, movimento di origine britannica, avanzano gli orti pigri e le dinamiche idee-azioni di chi sogna l'utopia della "vita prima di tutto".

L'articolo di STEFANIA PARMEGGIANI (La Repubblica) sull'esperienza bolognese si riferisce a tale risveglio che non esclude il coinvolgimento dei politici locali:

"(...) Monteveglio, cinquemila anime in provincia di Bologna, è la prima città italiana di transizione. I suoi abitanti si stanno facendo contagiare da un gruppo di ecosognatori che hanno aderito a "Transition town", movimento nato in Irlanda nel 2005 e definito dal Guardian "un esperimento sociale su vasta scala". Oggi in Europa, Giappone, Usa, Canada, Australia, Sud Africa e Nuova Zelanda vivono persone che perseguono lo stesso obiettivo: convertire i centri abitati a un'esistenza ecologica che possa fare a meno del petrolio e dei suoi derivati. Tengono il conto dei barili di greggio estratti, sono certi che la decrescita economica ed energetica sia inevitabile, ma la vedono come un'opportunità. Non alzano la voce e non organizzano azioni dimostrative. Svuotano il mare con un secchiello.

A Monteveglio si praticano quei piccoli accorgimenti che possono migliorare la qualità della vita rispettando l'ambiente: orti in condivisione tra chi ha la terra e chi solo un terrazzo, patate in sacchi di juta per chi non ha spazio, giardini archeologici per specie ormai dimenticate. Chi non ha tempo o voglia di zappare sceglie l'agricoltura sinergica, suda all'inizio e poi guarda crescere, quasi da solo, il suo "orto pigro".

Sono decine le famiglie che aspirando all'autosufficienza alimentare riescono ad evitare i supermercati almeno per frutta e verdura. Altre si uniscono in gruppi di acquisto energetico e installano pannelli solari o impianti fotovoltaici. La vecchia tazza sbeccata, invece di essere buttata, viene affidata al mercatino del riuso che mette in contatto chi cerca e chi offre. L'euro esiste ancora, ma non sarà il solo denaro a circolare: presto potrebbe arrivare anche una moneta locale.

Cristiano Bottone, rappresentante del movimento, spiega che il contagio ecologista, partendo dal basso ha finito con il bussare in municipio: "Gli amministratori stanno lavorando a un piano di riorganizzazione energetica dell'intero paese. Stanno raccogliendo dati per capire quali sono i giorni, le ore e le strade in cui la dispersione è maggiore. Partiranno da lì per ridurre i consumi". Tra i contagiati una fattoria biologica: "Il proprietario sta pensando di trasformarla in una realtà libera dai combustibili fossili". Lentamente, passo dopo passo, in paese si sta diffondendo l'idea che si può vivere in un mondo più pulito. Basta darsi da fare (...)".

lunedì 3 agosto 2009

Si chiama Sanità?




Considerata la cronaca di questi giorni sulla sanità italiana, nella fattispecie pugliese, che non si discosta granché dai fatti di "malasanità" a cui siamo abituati da tempo, le belle intenzioni di Obama ci sembrano una meravigliosa utopia che vuole tradursi in vitale realtà.
Avrà da lavorare parecchio il Presidente. Infatti le lobby della sanità "Compagnie assicurative, medici, industrie hi-tech, avvocati: una macchina da guerra per bloccare la riforma (...) sono già pronte per giocarsi il tutto per tutto", come scrive il corrispondente di La Repubblica, Federico Rampini.
La sanità americana rappresenta per davvero l'emblema della società che ha dimenticato il punto di partenza: la vita che non si differenzia al suo interno, che vuole essere esattamente ciò che è, esprimendosi per ciò che è, senza alcuna invadenza esterna.
Sarà dura eccome. Ma leggiamo alcuni passi dell'articolo: "Con i costi medici più alti del mondo, una pressione finanziaria insostenibile sia per lo Stato che per i privati, e 47 milioni di cittadini sprovvisti di ogni copertura in caso di malattia, la questione-salute è un groviglio di problemi irrisolti da decenni. Forse inestricabili, per i potenti interessi economici coinvolti." Pare che "per azzoppare il presidente si è messa in movimento la formidabile macchina da guerra del "capitalismo sanitario". Con mezzi finanziari illimitati, campagne pubblicitarie dai toni angoscianti, tattiche calunniose. (...) Compagnie dalle polizze-salute esose. Medici-capitalisti, azionisti degli stessi ospedali dove prescrivono ai pazienti le analisi su cui loro prelevano una percentuale. Industrie hi-tech delle apparecchiature biomediche. Avvocati specializzati nei processi per "errore medico", i pescecani del contenzioso giudiziario che costringono anche i dottori più onesti a proteggersi moltiplicando procedure inutili." Bella coalizione, non c'è che dire. "E' la stessa coalizione di poteri forti che nel 1993 fece deragliare la riforma di Bill e Hillary Clinton, e diede un duro colpo alla credibilità di quell'amministrazione."
Insomma, Obama ha tirato dal cappello il fantasma della vita umana che resiste alla sua mercificazione. Il resto? chiacchiere inutili. Nessuna istanza etica può essere giocata per contrapporsi all'utopia Obama, proprio nessuna. Chi ci prova sta giocando al vecchio "doppio gioco".