sabato 27 marzo 2010

SIAMO IN RETE. Un attimo di attenzione.

Era il 2004. Così scriveva Galimberti riguardo l'uso del telefonino: "se fossimo buoni osservatori di noi stessi, forse, per conoscerci, potremmo risparmiare sulle sedute psicoanalitiche e prestare attenzione all'uso che facciamo del telefonino, che è un grande rivelatore del rapporto che noi abbiamo con la realtà e con gli altri". Con riferimento al libro dello psicoanalista Luciano Di Gregorio, Psicopatologia del cellulare, Galimberti tracciava una sintesi sulla condizione umana nella società dei network, delle reti in cui tutti siamo in contatto e dove è il cellulare a regolare la distanza, non soltanto quella fisica ma anche quella  "più intollerabile di natura sentimentale che nasce dai vissuti di mancanza e di perdita del contatto con l'altro". L'ansia associata all'assenza è ben conosciuto dai bambini in dipendenza totale dalla mamma.  Ed anche qui ci sarebbe da dire: vedi "La scoperta della solitudine" di Paolo Stauder. Ma restiamo con Galimberti che dice: "chi è un uomo che non sa tollerare la distanza e l'assenza, che non sa stare solo con sé, che traduce subito la solitudine in un vissuto d'abbandono, quando non addirittura in una perdita di identità?". Di uomini così ce ne sono tanti e pare che il telefonino sia proprio lo strumento magico che placa l'ansia ma non l'elabora, ed anzi soddisfa anche il bisogno di onnipotenza (anche questo ben conosciuto dai bambini). Tuttavia, come accade con i farmaci ansiolitici, c'è l'effetto collaterale. L'onnipotenza richiede il controllo e quest'ultimo alimenta i vissuti paranoici. Ecco che "incontenibili diventano le nostre verifiche sulla vita delle persone che ci interessano, sui luoghi che frequentano, sugli spostamenti che effettuano nell'arco della giornata, sulle persone che incontrano e sulle cose che fanno in nostra assenza". E non finisce qui. L'onnipotenza non è tale se non è esibita. Il telefonino diventa lo strumento dell'esibizione. Esibisce l'intimo, il personale, il segreto. Esorcizza l'anonimato. Le industrie sanno bene tutto ciò ed infatti pare che la ricerca tecnico-scientifica abbia come motore di ricerca il terrore dell'imprevedibile. Sarà per questo che  - si chiede ironicamente Di Gregorio - per uno strano scherzo lessicale, il telefonino ha lo stesso nome del mezzo che si usa per il trasferimento dei detenuti?
Ed oggi non c'è soltanto il telefonino.


lunedì 22 marzo 2010

Sanità per tutti: magico momento


Obama ha fatto "quasi" goal.  Tra pochi giorni gli americani sprovvisti potranno garantirsi un tetto di accesso alle cure gratuite. Ovviamente, non tutti gli americani e senza rinunciare alle assicurazioni private che continueranno ad imperare, trovando adeguate strategie di marketing. Per l'America che conta - è risaputo -  l'accesso alle cure per tutti è un optional socialista che nulla ha da spartire con la libertà individuale di vivere o di morire. Almeno dal momento successivo alla nascita.
Ringraziamo Obama in ogni caso. Ci sta provando.

Le Gangs sono sempre con Noi

Vent'anni o giù di lì. Si ispirano all'America liberale. New York è il loro mito, la città che accoglie tutti i colori senza perdere il valore del Noi che si chiama Gang e identifica. Uno per tutti, tutti per uno. Coltello alla mano, per difendersi dal Noi altrui ma anche per "attaccare" il diverso, compreso il privilegiato "vestito da ricco". All'interno: solidarietà, fedeltà. Aspirano al riconoscimento sociale, non potendo accedere all'ascesa, e rivendicano ciò che sanno essere controcorrente: solidarietà, fedeltà e aderenza alla tradizione, anche quella relativa alle distinzioni di genere. Illegalità inclusa. Insomma, un revival degli skinheads italiani degli anni '90, senza riferimento ai "colori politici". D'altra parte, come diceva uno skinhead - da me intervistato in quegli anni: "Stalin e Hitler dicevano le stesse cose, solo che noi siamo allergici al rosso e ci mettiamo sul nero". Saggezza politica dei nostri tempi.

giovedì 18 marzo 2010

Truffa ai danni del Comune di Milano: banche e dipendenti comunali

Quattro banche sono state rinviate a giudizio per truffa finanziaria ai danni del comune di Milano. Pare sia la prima volta che in Italia si proceda in tal senso, considerando i prodotti finanziari alla stessa stregua degli altri. I danni arrecati al Comune sono di ben 101 milioni di euro e tra gli imputati troviamo il figlio del governatore della Campania Bassolino - manager di Ubs a Londra, l'ex direttore generale del Comune e un membro della commissione tecnica comunale. Le banche coinvolte: Jp Morgan, Deutsche Bank, Ubs e Depfa. Non entriamo in merito agli aspetti tecnici ma ricordiamo che sono tanti i Comuni d'Italia che hanno utilizzato il proprio patrimonio finanziario per acquistare prodotti tossici come i derivati, ed infatti le indagini giudiziarie sono ancora in corso per molti. Ciò che voglio sottolineare è l'irresponsabilità dei dipendenti comunali che hanno messo a repentaglio risorse economiche "pubbliche" non tenendo minimamente conto che il denaro investito non appartiene al Comune ma ai cittadini italiani che gliel'hanno affidato. In ciò individuo la gravità della situazione e non tanto nelle banche truffaldine - orientate al profitto - per le quali verrà stabilita la pena prevista dal codice giuridico. La vicenda dovrebbe servire a ricordare il senso delle istituzioni pubbliche, sanzionando in particolar modo coloro che - benché investiti di cariche pubbliche - hanno arrecato un danno, in questo caso economico, alla collettività.

lunedì 1 marzo 2010

Broker: una professione come altre

Nel mondo della finanza, sconosciuto ai più, continuano i colpi di scena. Da qualche giorno si dice che a Manhattan sia in atto una congiura contro l'euro, dopo la crisi della Grecia. Sul Wall Street Journal del 26 febbraio scorso è scritto che - nelle ultime settimane - l'euro è diventato l'obiettivo preferito dei fondi hedge e che la strategia di attacco sia stata preparata in una riunione (cena), svoltasi a Manhattan lo scorso 8 febbraio, a cui hanno partecipato grossi calibro come Gorge Soros (Soros Fund Management), Aaron Cowen (Sac Capital Advisor) e Donald Morgan (Brigade Capital Management). Gli stessi individui che avrebbero orchestrato l'attacco a Bear Stearns prima, e a Lehman Brothers in seguito. George Soros, per intenderci, è quello che nel '92 mise alle corde la sterlina e la lira guadagnando in poche settimane 1 miliardo di dollari: il principe delle speculazioni. E si, un miliardo di dollari. I tecnici dicono che gli speculatori possono avviare un trading da 100 milioni di dollari, ottenere un calo dell'euro del 5% e raddoppiare la somma investita in partenza (5 milioni di dollari). Non parliamo di una realtà parallela, ma dell'economia finanziaria che opera alla luce del sole e sta all'economia reale come un topolino ad un elefante. Il topo ha la meglio e così chi opera con lui. Basti pensare a quanto è stato valutato - e pagato - il lavoro di un broker di 28 anni. Ben 28 milioni di dollari l'anno. Ma cosa farne di tutto questo denaro? Non è un problema da porsi. Le cifre in ballo sono talmente alte che non possono essere motivare da alcuna logica oltre a quella dell'economia autoreferenziale. Né è rilevante capire come si muoveranno gli economisti.