lunedì 1 marzo 2010

Broker: una professione come altre

Nel mondo della finanza, sconosciuto ai più, continuano i colpi di scena. Da qualche giorno si dice che a Manhattan sia in atto una congiura contro l'euro, dopo la crisi della Grecia. Sul Wall Street Journal del 26 febbraio scorso è scritto che - nelle ultime settimane - l'euro è diventato l'obiettivo preferito dei fondi hedge e che la strategia di attacco sia stata preparata in una riunione (cena), svoltasi a Manhattan lo scorso 8 febbraio, a cui hanno partecipato grossi calibro come Gorge Soros (Soros Fund Management), Aaron Cowen (Sac Capital Advisor) e Donald Morgan (Brigade Capital Management). Gli stessi individui che avrebbero orchestrato l'attacco a Bear Stearns prima, e a Lehman Brothers in seguito. George Soros, per intenderci, è quello che nel '92 mise alle corde la sterlina e la lira guadagnando in poche settimane 1 miliardo di dollari: il principe delle speculazioni. E si, un miliardo di dollari. I tecnici dicono che gli speculatori possono avviare un trading da 100 milioni di dollari, ottenere un calo dell'euro del 5% e raddoppiare la somma investita in partenza (5 milioni di dollari). Non parliamo di una realtà parallela, ma dell'economia finanziaria che opera alla luce del sole e sta all'economia reale come un topolino ad un elefante. Il topo ha la meglio e così chi opera con lui. Basti pensare a quanto è stato valutato - e pagato - il lavoro di un broker di 28 anni. Ben 28 milioni di dollari l'anno. Ma cosa farne di tutto questo denaro? Non è un problema da porsi. Le cifre in ballo sono talmente alte che non possono essere motivare da alcuna logica oltre a quella dell'economia autoreferenziale. Né è rilevante capire come si muoveranno gli economisti.

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