Fonte: La Repubblica (sezione Bari)
Il problema dell'abuso di sostanze alcoliche e di stupefacenti è oggetto di ricerca da molto tempo e viene ciclicamente ripresentato nelle tabelle e nei grafici delle indagini statistiche. Mancano, invece, ricerche in grado di cogliere le motivazioni (il perchè) del bisogno di sballo alcolico e chimico, senza ricorrere alle solite spiegazioni sul disagio individuale ed alle competenze psico-pedagogiche.
Nei servizi per le dipendenze sono ben consapevoli dell'aumento del fenomeno tra le nuove generazioni ma continuano a lavorare sui singoli individui, cercando di trovare nelle loro storie biografiche e nel loro svilluppo individuale, su piano cognitivo-affettivo-comportamentale, le cause ed i rimedi.
In alcuni servizi si tenta l'approccio sistemico-relazionale che coinvolge la famiglia, come se il processo di socializzazione e di partecipazione sociale si possa concentrare soltanto al suo interno.
Sarebbe invece auspicabile che di fronte a comportamenti che possiamo definire "generalizzati", quindi sociali, vengano attivate competenze sociologiche che non vanno confuse con quelle statistiche. Le indagini quantitative sono utili strumenti per cogliere i numeri e verificare la portata e l'andamento dei fenomeni sociali, ma sono del tutto inutili per comprendere i processi comunicativi. Qualche servizio (ex ser.t) più lungimirante ha tentato di effettuare ricerche mirate a comprendere la comunicazione tra i ragazzi che si aggregano informalmente, secondo ipotesi alternative ed alla luce di ricerche sulla comunicazione già consolidate, constatando la diffusa incapacità a sostenere una comunicazione interpersonale. Ciò è più visibile soprattutto nei gruppi maschilizzati e in tutte le aggregazioni dove il divertimento (estensione) prende il sopravvento sull'intensità presentandosi come unica alternativa alla noia. Nei gruppi misti (maschi e femmine) in cui la frequentazione è fondata - equamente - sul divertimento e sulla comunicazione interpersonale si osservano, invece, modalità differenti dello stare insieme che rendono marginale il ricorso a surrogati chimici e alcolici. Da ciò la realizzazione di interventi volti a promuovere frequentazioni "sane".
Purtroppo, tali ricerche restano marginali rispetto alla tradizione psico-pedagogica e statistica mentre sarebbe il caso di proporle e diffonderle sul territorio e tra gli addetti ai lavori.
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